Per più di quarant’anni è stata il simbolo del rientro a scuola, di settembre e dei suoi buoni propositi. Con le sue pagine, che di giorno in giorno si riempivano di compiti, dediche e appunti, dal 1978 Smemoranda è stata più di un’agenda, e molti dei nati tra gli anni ’60 e gli anni ’90 hanno ancora in soffitta le proprie copie del diario generazionale di sinistra ricco di inserti, vignette e illustrazioni. Ma da quest’anno – segno forse della sempre più netta digitalizzazione anche della scuola – potrebbe non essere più così: l’azienda produttrice dell’iconica agenda è infatti fallita il 20 gennaio 2024 a seguito di un’asta, che avrebbe dovuto stabilirne il futuro, ma che è andata deserta. E così a settembre, quando gli studenti si accalcheranno nelle cartolerie per comprare lapis e quaderni, potrebbero non trovare più tra gli scaffali le fluorescenti copertine della “Smemo”, confidenzialmente chiamata così dagli affezionati.

La crisi ha avuto inizio negli anni del Covid, quando, complice la didattica a distanza e i numerosi lockdown, molti studenti hanno iniziato a sostituire il diario tradizionale con appunti al computer e bloc-notes informatici. Poi il colpo di grazia è arrivato dalla sempre più forte crisi delle cartolerie – abbandonate in favore della grande distribuzione e dell’e-commerce – ma anche dalla diffusione delle agende scolastiche fornite dagli istituti e in parte dalla concorrenza, che offre sicuramente molte più opzioni rispetto a quante ce ne fossero nell’epoca d’oro dell’agenda fondata da Gino e Michele e da Nico Colonna.

E così, insieme ad alcuni investimenti meno efficaci di quanto auspicato, neanche l’intervento di Giochi Preziosi – che per un anno ha siglato un contratto di licenza relativo al marchio Smemoranda per la realizzazione, la produzione e la commercializzazione dei prodotti – è bastato ad evitare il fallimento. Del resto la prima dichiarazione di fallimento del gruppo finanziario Smemoranda Group, come segnala La Repubblica, è di marzo 2023, esito che si è tentato di scongiurare con lunghe trattative con fornitori e creditori e che è stato però riconfermato dall’insuccesso dell’asta per i diritti del marchio che si è tenuta nei giorni scorsi.

Da Federico Fellini a Roberto Benigni, da Jovanotti a Luciano Ligabue sono stati oltre 300 i collaboratori di Smemoranda dal suo inizio. Sulle sue pagine sono intervenuti non solo noti comici e disegnatori satirici (tra cui Altan, Natangelo, Staino e tantissimi altri), ma anche personalità di ogni campo (sportivi, attori, scienziati, poeti), e così negli anni Smemoranda si è trasformata in un “love brand”, entrando nelle case (e negli zaini) di almeno 6 generazioni. Fino alla crisi, e al definitivo addio ai banchi. Proprio i banchi tra cui – e chi ha più di vent’anni lo sa già – si faceva girare il proprio diario per avere una firma, una dedica, un ricordo dei compagni.

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