Per il ministro dei Trasporti Matteo Salvini il limite di velocità a 30 all’ora in alcune zone di Bologna è stato disposto per “sentire meglio il canto degli uccellini“. Una premessa che gli permette di dire che lui ritiene “che il diritto al canto degli uccellini e all’udibilità del loro canto debba essere contemperato con il diritto al lavoro di centinaia di migliaia di persone perché multare chi va a 36 chilometri allora non vuol dire tutela dell’ambiente“. In realtà sull’ordinanza ci sono “tante fake news“, replica la giunta comunale di Bologna, “rilanciate” anche dal vicepremier. “Questo mi dispiace – dice il sindaco Matteo Lepore – perché il nostro compito nelle istituzioni è quello di compiere scelte coraggiose rischiando in prima persona, perché sono qui a metterci la faccia, e non nascondersi. Quello che faccio è dire la verità senza ipocrisie e non diffondere fake news per strumentalizzare a scopi politici il mio lavoro”, conclude. Anzi, aggiunge l’assessora alla Mobilità Valentina Orioli, il ministro potrebbe consultare il piano per la sicurezza stradale del suo ministero che “recependo linee guida internazionali” indica “il limite dei 30 chilometri orari come misura chiave per ridurre gli incidenti sulle strade urbane”. “Il ministro Salvini metta da parte le posizioni ideologiche e sostenga le Città 30 e il trasporto pubblico con i fatti” è il messaggio dell’assessora.

Il passaggio a cui fa riferimento il Comune di Bologna recita: “In ambito urbano, in particolare, si propone, a valle di una revisione della gerarchizzazione delle strade, una chiara individuazione della viabilità a 50 km/h e delle zone a 30 km/h“. “Esattamente quello che abbiamo fatto a Bologna – riprende Orioli – per ridurre gli incidenti e salvare vite sulle strade. Immagino, quindi, che quanto riportato nella nota del Mit sia più una posizione politica personale”.

Salvini contesta che il piano di cui parla il Comune è stato elaborato dal ministro precedente (Enrico Giovannini, governo Draghi, che la Lega peraltro sosteneva) e che “imporre il limite in tutto il comune (e non solo nelle zone più a rischio) tradisce lo spirito della norma”. Naturalmente il divieto 30 all’ora riguarda alcune zone e non tutte le strade indiscriminatamente. “Costringere un’intera città a bloccarsi a 30 all’ora rischia di essere un danno per tutti, a partire da chi lavora, senza benefici proporzionali in termini di sicurezza e riduzione delle emissioni” secondo il ministro che annuncia di aver chiesto “tutte le verifiche possibili a tutela dei bolognesi”.

Il sindaco Lepore racconta: “All’inizio mi sembrava assurdo andare ai 30 km all’ora perché pensavo di essere l’unico, in realtà nei mesi mi sono abituato. Devo dire che è una guida molto più confortevole soprattutto negli orari di punta e ho capito che la differenza la fanno i semafori e i cantieri, questa è la vera differenza nelle città”. Per Lepore, in ogni caso, il Comune non dice “di non prendere l’auto, anche se penso che a Bologna girino troppe auto“, ma che “si può girare in auto andando più piano nelle strade a 30, si può tranquillamente andare al lavoro e si vedrà che la congestione migliorerà grazie ad una migliore fluidità del traffico“.

Quanto alle sanzioni, il Comune spiega di aver “lavorato per mesi descrivendo il più possibile cosa fosse Città 30 e quali erano le regole d’ingaggio ed è evidente e davanti agli occhi di tutti che i bolognesi stanno rispettando i limiti”. Il sindaco ringrazia i cittadini che “stanno rispettando le regole“. Ma di sanzioni, precisa il primo cittadino di Bologna, “in questo giorni sono state fatte pochissime”, “da un lato perché i cittadini stanno rispettando il limite dall’altro perché il mandato che abbiamo dato alla polizia locale è innanzitutto di informare e coinvolgere i cittadini. Tutti i punti in cui si fanno le sanzioni per il superamento dei 30 sono segnalate con un infovelox, 100 metri dopo con un cartello e 200 metri dopo c’è la presenza della polizia locale che ferma le persone e parla con loro”.

Il modello di Bologna, sottolineano in una nota le associazioni, è “sempre più comune tra le città europee grandi e medie, dalla Germania – dove amministrazioni di ogni colore politico hanno fatto questa scelta da oltre trent’anni – alla Spagna – che ha adottato una legge nazionale che istituisce il limite dei 30 km/h su tutte le strade urbane. Anche Olbia, città amministrata da un sindaco di colore politico opposto a quello di Bologna, è città 30 già da giugno 2021, e altre città stanno lavorando per adottare questa politica”. A firmare la nota sono Clean Cities Campaign, Kyoto Club, Rinascimento Green, Sai che puoi, Cittadini per l’aria, Genitori Antismog, Comitato Torino Respira, Movimento Diritti dei Pedoni, Legambiente, Fondazione Marco Scarponi, Salvaiciclisti, Bike to school, Fiab Milano Ciclobby. Anche le associazioni ricordano che la Città 30 è tra le misure chiave del Piano per la Sicurezza Stradale 2030. “È gravissimo – affermano – che il ministero non solo non esprima il suo plauso alla città ma addirittura esterni preoccupazione, contraddicendo quindi sé stesso nelle dichiarazioni odierne”.

Le associazioni ribadiscono tra le altre cose che “innumerevoli studi scientifici ed esperienze ormai decennali in tutta Europa confermano l’utilità del limite dei 30 km/h per salvare vite e il suo impatto del tutto trascurabile sulla velocità media di spostamento e sui livelli di congestione del traffico“. Tra gli altri citano “il piano globale per la sicurezza stradale adottato dall’Oms su mandato dell’assemblea generale dell’Onu afferma tra l’altro che “nelle aree urbane, dove esiste un tipico e prevedibile mix di utenti della strada (automobilisti, motociclisti, ciclisti, pedoni), dovrebbe essere stabilito un limite massimo di velocità di 30 km/h”.

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