Un blitz a bordo di una nave cargo al largo della Somalia. Il tentativo di salire sull’imbarcazione, uno dei due che scivola in acqua e il secondo che si “sgancia” come da procedura operativa. Poi il silenzio. Due Navy Seals, i più esperti militari statunitensi addestrati per le missioni più difficili e spericolate, sono scomparsi durante un’operazione in chiave anti-iraniana nei mari dell’Africa condotta quattro giorni fa. Una vicenda che il Pentagono sta trattando con il più stretto riserbo, limitandosi a confermare che i due sono effettivamente scomparsi e che la loro ricerca è in corso. Niente di più, niente di meno.

Di certo si sa che i due uomini delle forze speciali – assegnati alla quinta flotta, con sede in Bahrein, del Naval Special Warfare Command – si erano imbarcati nel Golfo di Aden e dovevano raggiungere nel corso della notte il cargo. Non è dato sapere per cosa. Ma la pista più probabile è quella di un tentativo di ricognizione a bordo della nave per confermare la presenza di armi di fabbricazione iraniana destinata agli Houthi, i ribelli yemeniti sostenuti da Teheran che da settimane stanno facendo il tiro al bersaglio contro le navi commerciali che passano per il Mar Rosso e lo stesso Golfo di Aden.

O forse i due, una volta a bordo, non dovevano solo confermare la presenza di armi ma anche piazzare una carica esplosiva al timone in grado di mettere fuori la nave impedendo l’arrivo delle armi ai ribelli. Questo spiegherebbe l’azione di notte e in coincidenza con l’attacco aereo orchestrato da Washington e Londra. L’abbordaggio nelle ore buie è considerato dai funzionari statunitensi una delle operazioni più difficili e pericolose, a maggior ragione se svolto nel pieno dell’oceano. L’addestramento e l’equipaggiamento dei Navy Seals, abituati a sopravvivere in condizioni estreme per giorni e dotati di tute termiche, lasciano sperare che – seppur a distanza di ormai quattro giorni – sia ancora possibile rintracciare i due operativi in vita.

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