Dopo la bufera politica arriva un doppio giudizio interno per Marcello Degni, consigliere della Corte dei Conti finito nell’occhio del ciclone per i suoi post sui social. Uno, in particolare, è diventato pietra dello scandalo: “Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti”, aveva scritto Degni su X taggando anche la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein. Tra le polemiche del centrodestra, che ne chiede l’immediata rimozione, Degni sarà oggetto di una riunione straordinaria del Collegio di presidenza convocato giovedì pomeriggio in videoconferenza per le ore 17.

Il consiglio è l’organo di autogoverno della corte ed è competente in tutte le materie attinenti all’espletamento delle funzioni dei magistrati della Corte dei conti ed anche sui procedimenti disciplinari. L’iter prevede il confronto con il consigliere oggetto dei rilievi e la possibilità di fornire spiegazioni. Undici i consiglieri e magistrati che lo compongono: il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino, il procuratore generale Pio Silvestri che è stato recentemente nominato, il presidente aggiunto, quattro rappresentanti di nomina parlamentare (due dalla Camera e due dal Senato) scelti tra professori universitari o avvocati con attività ultraventennale e da altri quattro membri togati designati tra i magistrati. Degni è uno dei 33 consiglieri (sui 36 possibili) di nomina governativa e svolge attività presso la sezione delle autonomie e presso la Corte dei Conti della Lombardia.

Nel contempo, l’Associazione magistrati della Corte dei Conti ha deciso il deferimento del consigliere al collegio dei probiviri per aver violato il codice di condotta. Lo annuncia la stessa associazione in una nota nella quale afferma che “in merito alle esternazioni rese a titolo personale dal consigliere Marcello Degni, magistrato di nomina governativa, attraverso i social network e riportate dagli organi di stampa, rappresenta di avere deliberato, a norma dell’art. 5 dello Statuto, il deferimento al collegio dei probiviri per condotta che viola l’art. 6 comma 3 del Codice deontologico”. L’articolo prevede che “fermo il diritto alla piena libertà di manifestazione del pensiero, il magistrato si ispira a criteri di equilibrio e misura nel rilasciare dichiarazioni ed interviste ai giornali e agli altri mezzi di comunicazione di massa”.

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