Le mani sulla montagna. Sono bastate due righe, in un comunicato della Regione Veneto, per rilanciare il tentativo imprenditoriale e politico di conquistare le vette imbiancate delle Dolomiti, nel cuore del patrimonio dell’Unesco. Il governatore Luca Zaia ha incontrato il 24 novembre scorso la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Verona, firmando un accordo per lo sviluppo e la coesione che porta in Veneto 607 milioni di euro dello Stato per infrastrutture. Sfogliando l’intesa, ecco il riferimento che rischia di alterare equilibri ambientali nelle ultime zone montane di incontaminata bellezza. “In previsione delle prossime Olimpiadi invernali del 2026, 33,5 milioni sono destinati al collegamento della Ski Area del Civetta con la Ski Area Cinque Torri e alla realizzazione di bacini idrici per l’innevamento”.

È stato così messo nero su bianco – dietro il paravento dei Giochi invernali – il progetto di utilizzare soldi pubblici per nuovi impianti a fune che consentano la comunicazione tra la Val Zoldana e Alleghe con Cortina, passando per Averau, Nuvolau, Passo Giau e Falzarego. Due comprensori sciistici che si uniscono e che puntano a saldarsi con il Sellaronda e il giro dei passi tra Veneto, Trentino e Alto Adige. Ma non basta. La costruzione di bacini idrici per l’innevamento artificiale dimostra come, nonostante i mutamenti climatici, l’uomo insista a riproporre il modello di una montagna da sfruttare intensivamente, anche se le condizioni meteo alzano sempre di più lo zero termico.

Cosa c’è dietro l’accordo tra la Regione e il governo? IlFattoQuotidiano.it è in grado di spiegarlo, sulla base delle proposte finite sul tavolo della Direzione infrastrutture trasporti. Per anni sono rimaste sotto traccia, nonostante qualche allarme lanciato dagli ambientalisti, riemergono ora in modo prepotente, sia perché i soldi ci sono (ma non tutti), sia perché è in discussione il nuovo Piano Neve decennale, visto che quello vigente (che aveva bloccato la speculazione) è scaduto nel 2023 (leggi).

IL PIANO NEVE – È il grimaldello che verrà usato per ridisegnare impianti e piste. Il nuovo Piano Neve in via di elaborazione dal 2022 si salda con la viabilità, nel tentativo di far passare il collegamento a fune come una alternativa alla mobilità su gomma. Si tratterebbe di “un pubblico servizio da sviluppare e qualificare per ottimizzare l’accessibilità sportiva e ricreativa, ma anche di mobilità intervalliva, seguendo principi di crescita economica sostenibile e competitività nel rispetto prioritario della tutela ambientale”. Andando in seggiovia, non si userebbe l’auto e si inquinerebbe di meno… Il piano deve comunque fare i conti con i siti “Natura 2000”, conseguenti alle due specifiche Direttive UE “Habitat” e “Uccelli”, oltre a Zone di Protezione Speciale dove insiste lo “specifico divieto di realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci”.

Il 23 luglio scorso è stata attivata la procedura di Valutazione Ambientale Strategica che ha adottato il Documento Preliminare e il Rapporto Preliminare Ambientale (redatti da un gruppo di lavoro regionale che si è avvalso delle società Dba.Pro e Terre), improntati, secondo le intenzioni, alla sostenibilità ambientale. Il 12 settembre, l’avvocato Cesare Lanna, presidente della Commissione regionale Vas ha licenziato un parere motivato che dà una serie di prescrizioni in vista della redazione del Piano Neve vero e proprio. È una griglia molto articolata, che richiederà una valutazione costante e progressiva per il rispetto ambientale.

IMPIANTI IN ALTA QUOTA – Eppure l’intesa tra Zaia e Meloni dà un’accelerata verso il nuovo collegamento dal Civetta a Cortina. Un sacrilegio per gli ambientalisti, anche perché transiterà in zone incontaminate e protette, non lontano da quel paradiso in terra che è il Mondeval, tra passo Giau e la Croda da Lago. Durante le audizioni preliminari sono stati coinvolti soggetti economici interessati all’ammodernamento degli impianti. Tra questi c’è “Dolomiti Rete srl”, la società presieduta da Marco Zardini, che è anche presidente di Cortina Swiworld, il Consorzio Esercenti Impianti a Fune di Cortina, San Vito di Cadore, Auronzo e Misurina. La proposta porta la firma della società. Nel 2019 aveva presentato a Zaia e all’assessore Federico Caner un primo progetto, di cui fu informato anche l’allora commissario per i campionati mondiali di sci alpino Cortina 2021, l’ingegner Luigi Valerio Sant’Andrea, attuale commissario per le infrastrutture olimpiche 2026.

In realtà il collegamento è duplice. Il primo impianto va da cima Fertazza (Civetta-Selva di Cadore) a Cinque Torri-Passo Giau, passando per Fedare. Il secondo andrebbe dal Passo Falzarego e Malga Crepaz, così da unire le aree sciistiche di Alleghe-Zoldo e Cortina con il Sella Ronda. Dal Falzarego, in direzione Sellaronda, servirebbero una cabinovia Falzarego-Castello e una seggiovia Castello-Sella del Sief, con una nuova pista di 5 chilometri. Da Sellaronda al Falzarego servirebbero una seggiovia da Malga Crepaz a Ciamp, e una seggiovia verso Sella del Sief, oltre a tre nuove piste.

IN METROPOLITANA SULLE DOLOMITI – Gli imprenditori guardano alle aree confinanti di Bolzano e Trento, unite (con Arabba) in Dolomiti Superski, ingolositi dalla possibilità di estendere le piste da sci. Il Civetta ha 80 chilometri di piste, Cortina 60. Verrebbero unite tra di loro e al sistema di 500 chilometri di piste del Superski Dolomiti. Gli imprenditori scrivono in modo esplicito: quanto più ampia è l’offerta di piste, maggiore diventa il prezzo dello skipass, nonché l’attrattività verso un turismo disposto a spendere di più e a pernottare più a lungo. È tutta una questione economica, che segue logiche di mercato, anche se la società, rendendosi conto dei vincoli posti dal piano neve vigente, sostiene di aver voluto superare le criticità ambientali. Per ottenere il via libera afferma che esiste un rilevante interesse pubblico a realizzare gli impianti, considerando che non vi sono alternative perseguibili, se non quella del collegamento a fune. Ciliegina sulla torta (per chi ci crede): si potrebbe andare con gli sci ai piedi a vedere le gare olimpiche di Cortina 2026. In una parola, il grande circo bianco vuole diventare – nell’area Unesco Patrimonio dell’Umanità – “una rete di metropolitana su fune per l’intera area dolomitica”.

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