La Procura di Roma contesta nuove accuse alla Juventus. Nelle scorse settimane è stato aperto un nuovo fascicolo con al centro gli ex vertici della società bianconera. Un’indagine totalmente nuova ed autonoma rispetto all’inchiesta “Prisma” – quella su “manovra stipendi” e “plusvalenze fittizie” iscritte negli esercizi 2019-2020 e 2020-2021 – ereditata dalla Procura di Torino dopo la questione di territorialità sollevata dagli avvocati bianconeri e accolta dalla Cassazione: anche il bilancio 2021-2022 del club piemontese, infatti, presenterebbe profili di irregolarità.

Secondo i pm romani, a quanto apprende Il Fatto, il documento finanziario approvato il 28 novembre 2022 non avrebbe recepito correttamente parte delle contestazioni di cui la società bianconera era già a conoscenza. Il via libera avvenne durante la stessa seduta al termine della quale i precedenti vertici, con in testa l’ex presidente Andrea Agnelli, annunciarono in massa le dimissioni. Allo stato attuale non è ancora chiaro quali e quanti siano gli ex dirigenti coinvolti in questo nuovo filone.

L’oggetto dell’inchiesta riguarderebbe questioni meramente contabili: sotto i fari degli inquirenti scambi di calciatori o accordi extracontrattuali già presenti negli atti arrivati da Torino. Queste presunte irregolarità hanno però portato la procura romana a ipotizzare ancora una volta il reato di false comunicazioni sociali, già contestato in precedenza. Non a caso, il 6 dicembre scorso i pm capitolini avevano delegato la Guardia di Finanza di Torino ad acquisire gli atti allegati al bilancio. “La società – aveva spiegato il club bianconero, quotato in borsa – ha ragione di ritenere che le indagini riguardino le medesime materie (…) già oggetto dell’inchiesta torinese nonché dei procedimenti Consob” in essere.

Le cattive notizie per la Juventus in arrivo da Roma non sono finite. Come comunicato ieri dal club, i pm hanno notificato l’avviso di conclusione indagini agli indagati dell’inchiesta principale – quella che da Torino e arrivata per competenza nella Capitale – tra cui l’ex presidente Andrea Agnelli, il suo ex vice Pavel Nedved e gli ex manager Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene. Gli inquirenti tuttavia hanno modificato in senso peggiorativo dei capi d’accusa, con l’inserimento di presunte omissioni di passività relative agli scambi di calciatori con altre società, tra cui l’Atalanta (estranea all’indagine). I reati contestati restano gli stessi: falso nelle comunicazioni sociali, manipolazione del mercato e ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza.

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