È stata una contrattazione dura, con un documento finale pesantemente rivisto rispetto alla bozza iniziale e che non ha accontentato Russia e Stati Uniti. Le modalità con le quali si è arrivati all’approvazione della risoluzione Onu presentata dagli Emirati Arabi Uniti è il segno della spaccatura apparentemente insanabile all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul conflitto a Gaza. I delegati hanno finito per approvare un testo nel quale si chiede sostegno per maggiori aiuti umanitari alla popolazione civile dell’enclave palestinese e di salvaguardare la sicurezza degli operatori impegnati nel trasferimento di beni di prima necessità. L’Unione europea lo definisce un primo passo verso la fine della guerra, ma si tratta di un testo annacquato, dal quale è stato cancellato ogni riferimento a tregue o cessate il fuoco, che non ha nemmeno raccolto l’unanimità dei consensi: Russia e Stati Uniti, che si sono scambiati pesanti critiche nel corso degli interventi, hanno infatti deciso di astenersi.

IL TESTO – L’approvazione è arrivata con 13 voti a favore, zero contrari e due astenuti, appunto Washington e Mosca, e dopo giorni di rinvii per colloqui e contrattazioni tra posizioni evidentemente inconciliabili. Almeno per ora. E lo si è visto sia dal testo finale della risoluzione sia dalle dichiarazioni pre e post voto dei delegati americano e russo. “Pause e corridoi umanitari urgenti ed estesi in tutta la Striscia di Gaza per un numero sufficiente di giorni a consentire un accesso umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli”, si chiede nel testo della risoluzione presentata dagli Emirati Arabi. Nel documento concordato è scritto anche quando e come creare le condizioni per porre fine o almeno sospendere i combattimenti nella Striscia di Gaza, proprio per favorire l’ingresso degli aiuti. I punti di attrito sono stati, invece, quello che discuteva il ruolo di Israele nel decidere quali aiuti possono arrivare e quello su un cessate il fuoco, la cessazione o la sospensione delle ostilità.

Sul primo punto, Tel Aviv ha dimostrato soddisfazione per il risultato portato a casa. E ringrazia gli Stati Uniti per il sostegno ricevuto: la decisione del Consiglio di Sicurezza “mantiene l’autorità della sicurezza di Israele nel monitorare e ispezionare gli aiuti in ingresso a Gaza”, ha detto l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan che ha ringraziato gli Usa e il presidente Biden “per la loro ferma posizione nell’essere a fianco di Israele” e per aver “criticato aspramente il Consiglio di sicurezza e l’Onu per il loro silenzio di fronte alle atrocità del 7 ottobre“. Secondo Erdan, l’Onu si è focalizzato solo sugli aiuti a Gaza invece che sulla “crisi umanitaria degli ostaggi. Il fallimento dell’Onu negli ultimi 17 anni ha consentito a Hamas di costruire tunnel terroristici e produrre razzi e missili. È chiaro che non si può sperare che l’Onu controlli gli aiuti in arrivo”.

Sul mancato appello al cessate il fuoco, invece, si è espresso in maniera negativa il rappresentante palestinese: “Israele continua a ignorare le richieste di un cessate il fuoco umanitario. Il suo assedio è inumano. Israele non vuole un futuro per i palestinesi in Palestina e per questo bombarda” case, scuole e infrastrutture, ha detto Riyad Mansour. “Gaza è come un paziente a cui si cercano di curare le ferite mentre il killer sta ancora sparando. Bisogna fermare il killer – ha aggiunto – Agiamo ora per salvare vite. La risoluzione è un passo nella giusta direzione ma non c’è modo di fermare il genocidio senza un cessate il fuoco”.

SCONTRO USA-RUSSIA – Il documento approvato non contiene più, come nella sua forma iniziale, l’appello a una “urgente sospensione delle ostilità”. Appello che non è stato sostituito nemmeno da una richiesta per una nuova pausa umanitaria. Punto, questo, che ha alimentato le dure critiche del rappresentante permanente russo alle Nazioni Unite, Vasily Alekseyevich, che sottolinea come dietro all’indebolimento del testo vi sia l’opera degli Stati Uniti: un comportamento “vergognoso, cinico e irresponsabile” per aver precedentemente posto il veto sulle bozze di risoluzione. Così, ha aggiunto, Washington ha voluto “trascinare di proposito il processo negoziale” per “evitare le responsabilità”.

Alle accuse ha prontamente replicato l’ambasciatrice statunitense, Linda Thoms-Greenfield, che ha rapidamente ribattuto dicendo che non può accettare attacchi del genere da un Paese che ha contribuito a creare una situazione di guerra simile in Ucraina. Ed è poi passata a elencare le sue critiche a una risoluzione che considera debole perché “incapace anche di condannare Hamas“: “Sappiamo che molto altro deve essere fatto” per affrontare “questa crisi umanitaria. Ma siamo chiari: Hamas non è interessata a una pace duratura. Dobbiamo lavorare a un futuro in cui israeliani e palestinesi vivano fianco a fianco. Questa risoluzione parla della gravità della crisi”, aggiunge sottolineando che “non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo lavorare insieme per alleviare questa immensa sofferenza“.

Con questo voto, le Nazioni Unite evitano un’altra fumata nera in Consiglio di sicurezza dovuta all’ennesimo veto. Ma il testo definitivo ha subito comunque pesanti modifiche. Lo ha ammesso proprio Linda Thomas-Greenfield dicendo che dopo aver “lavorato duro e diligentemente nel corso della scorsa settimana” con l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sulla risoluzione per Gaza, Washington era pronta “a sostenere la bozza così come era scritta”. Ossia, senza alcun appello a un cessate il fuoco auspicato dalla maggioranza dei Paesi membri.

SODISFAZIONE IN UE – Una voce fuori dal coro è quella che arriva da Bruxelles che accoglie “con favore” la risoluzione. Il testo “chiede una consegna rapida, sicura e più ampia degli aiuti alla popolazione di Gaza e getta le basi per la fine delle ostilità”, scrive su X la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, evidenziando che l’Ue è “al lavoro con i partner per affrontare l’emergenza umanitaria e prepararsi già al dopo”. La fornitura degli aiuti al popolo di Gaza “è ciò che l’Ue chiede”, evidenzia il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, plaudendo “all’enfasi posta sulla necessità di creare le condizioni per un cessate il fuoco sostenibile“.

LA LINEA GUTERRES – Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, tiene però a specificare quale sia la sua posizione sul conflitto durante la conferenza stampa a margine della riunione del Consiglio di sicurezza: l’offensiva di Israele, ha detto, è “il vero problema” per la consegna di aiuti alla Striscia di Gaza. “Il vero problema è che la modalità con cui Israele conduce questa offensiva sta creando ostacoli alla distribuzione di aiuti umanitari a Gaza. Un cessate il fuoco umanitario è l’unico modo per andare incontro ai disperati bisogni della popolazione di Gaza”. Il segretario generale ha comunque precisato che l’Onu richiede “un immediato e senza condizioni rilascio degli ostaggi” nelle mani di Hamas.

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