Nemmeno il tempo di definirlo un “modello da replicare” che l’accordo sui migranti con Tirana è stato sospeso dalla Corte costituzionale albanese che ha considerato idonei i ricorsi presentati dalle opposizioni al governo di Edi Rama. Il voto sulla ratifica trattato, che avrebbe dovuto arrivare al Parlamento di Tirana il 14 dicembre, slitterà di qualche mese: i giudici ne hanno tre per decidere. Fonti di Palazzo Chigi, pur non commentando la decisione dell’Alta Corte, riferiscono che “non c’è alcuna preoccupazione su eventuali ritardi sulla messa in campo del Memorandum”. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, conferma: “Credo che sia una questione di tipo giuridico che si risolverà in tempi abbastanza rapidi”. Edmondo Cirielli, suo viceministro agli Affari esteri e alla Cooperazione internazionale, parla di passaggio legittimo nel quale vede la conferma della serietà dello Stato albanese: “È chiaro che ogni nazione ha per fortuna delle dinamiche democratiche, dei pesi e contrappesi”. I ricorsi che hanno portato alla sospensione sono stati presentati dal Partito democratico albanese e da un gruppo di parlamentari schierati a fianco dell’ex premier Sali Berisha. “Ci viene il dubbio che il ricorso dei parlamentari di sinistra alla Corte sia del tutto strumentale”, ha commentato il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, forse non avendo chiaro che il Pd albanese è orientato a destra.

Quanto alle opposizioni italiane, la notizia della sospensione ha rilanciato gli attacchi al governo di Giorgia Meloni. Di “pessima figura internazionale”, parla il responsabile immigrazione del Pd, Pierfrancesco Majorino del Pd italiano, che ricorda le tante questioni, giuridiche ed economiche, dell’accordo che chiede di cancellare. Riccardo Magi, segretario di +Europa, commenta: “Spero che questo segni l’inizio della fine di questo obbrobrio giuridico e umanitario”. Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, critica il governo italiano per la sua gestione dell’accordo, scrivendo: “Non c’è dubbio: questo governo vince qualunque premio in giro per l’Europa e a livello internazionale. Ma in incompetenza e inadeguatezza”.

Critiche anche da terzo settore e parte della magistratura. Filippo Miraglia dell’Arci sostiene: “È giusto che sia stata l’Alta Corte albanese a intervenire per prima, perché è sull’Albania che pesano soprattutto le conseguenze di queste scelte neo colonialiste del nostro governo”. Il Coordinamento nazionale e il Gruppo Immigrazione di Area Democratica per la Giustizia, l’associazione di magistrati di area progressista, hanno invece rilanciato l’annosa questione: “Perché in Albania? Qual è l’utilità per la gestione dei flussi migratori della dislocazione in un Paese extra Ue di una costosa e limitata fase della procedura di asilo?”. E citando il “progress report” dell’8 novembre 2023 della Commissione europea sull’avanzamento del Paese nel percorso di adesione alla Ue, sottolineano che “l’Albania non ha fatto nessun progresso per consentire ai migranti l’accesso alle procedure di asilo”.

Dall’Europa, con perfetto tempismo, è arrivato il sostegno di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE, che ha invece definito l’accordo “un modello” a cui guardare, affermando: “Questo è un esempio di pensiero fuori dagli schemi, basato su un’equa condivisione delle responsabilità con i Paesi terzi”. La Commissione, pur non esprimendosi ancora nel merito, aveva precedentemente affermato che l’accordo non viola le norme comunitarie, ma che ne è fuori. Diversa la valutazione del Consiglio d’Europa, l’organizzazione non governativa con sede a Strasburgo da non confondere con il Consiglio europeo, istituzione dell’Unione che il 14 dicembre si è riunita a Bruxelles. Il Consiglio d’Europa promuove democrazia e diritti e ne fanno parte 46 Paesi. Dunja Mijatovic, commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, esorta le autorità italiane: “Le autorità italiane sono esortate a garantire una capacità di ricerca e salvataggio sufficiente e adeguata, sospendendo tutte le attività di collaborazione che direttamente o indirettamente conducono a rimpatri in Libia”. Quanto al Memorandum tra Roma e Tirana, afferma la “mancanza di adeguate garanzie in materia di diritti umani nel Memorandum d’intesa concluso con l’Albania”. L’organizzazione è convinta che più che provare a sistemare altrove i richiedenti asilo, l’Italia dovrebbe “impegnarsi a dare priorità al miglioramento dei sistemi nazionali di asilo e accoglienza”.

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