Israele ha usato munizioni al fosforo bianco fornite dagli Stati Uniti in un attacco di ottobre nel Libano meridionale, ferendo almeno nove civili. È quanto emerge da un’inchiesta del Washington Post che ha svolto verifiche sui frammenti di proiettili trovati a Dheira, un piccolo villaggio del sud, confermando così le denunce diffuse nelle settimane scorse su crimini di guerra contro i civili commessi da Tel Aviv oltre il suo confine nord. Tra i nove feriti nell’attacco israeliano a Dheira, almeno tre erano stati ricoverati in ospedale, di cui uno in gravi condizioni. Anche il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha commentato la notizia affermando che gli sono “preoccupati”.

Già Amnesty International aveva affermato che tra il 10 e il 16 ottobre l’artiglieria israeliana aveva usato munizioni contenenti fosforo bianco nel corso delle sue operazioni militari lungo la frontiera con il Libano. Ora le analisi del Wp offrono una prima conferma. A ritrovare i proiettili è stato un giornalista della testata americana: si tratta dei resti di tre proiettili di artiglieria da 155 millimetri che hanno colpito almeno quattro case, stando a quanto riferito dai residenti.

I codici di produzione dei lotti trovati sui proiettili corrispondono alla nomenclatura utilizzata dalle forze armate statunitensi per classificare le munizioni di produzione nazionale e indicano che sono stati prodotti dai depositi di munizioni in Louisiana e Arkansas nel 1989 e nel 1992. Secondo gli esperti di armi, il colore verde chiaro e altri segni – come la scritta “WP” stampata su uno dei resti – confermano che si tratta di proiettili al fosforo bianco. L’origine statunitense dei proiettili è stata verificata da Human Rights Watch e Amnesty International. I proiettili fumogeni M825, sparati da obici da 155 mm, possono avere usi legittimi sul campo di battaglia: la segnalazione di truppe amiche, la marcatura di obiettivi e la produzione di fumo bianco che nasconde i soldati agli occhi delle forze nemiche. Ma non possono essere utilizzati come armi incendiarie secondo il diritto umanitario internazionale.

Come riportato dal Post, le armi fanno parte dei miliardi di dollari in armi militari statunitensi che affluiscono in Israele ogni anno e che hanno alimentato e foraggiato la guerra di Israele contro Hamas nella Striscia di Gaza. E se oltre 18mila persone, molte delle quali civili, sono state uccise dall’inizio dell’operazione israeliana, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, nelle settimane successive al 7 ottobre le tensioni lungo il confine meridionale del Libano tra le forze israeliane e le milizie di Hezbollah sono passate da una fase di iniziale stabilità a scambi di fuoco quasi quotidiani. Con il rischio di diventare, quindi, un vero e proprio secondo fronte di guerra. Dheira, una città di appena 2.000 abitanti, è diventata infatti un punto focale per i combattimenti. Almeno 94 persone sono state uccise sul lato libanese del confine da quando le tensioni si sono intensificate, secondo i dati pubblicati il 5 dicembre dal Ministero della Salute.

Secondo quanto riportato dai civili al quotidiano statunitense, le forze israeliane hanno bombardato la città con munizioni al fosforo bianco per ore. “I servizi di emergenza ci hanno detto di mettere sul viso qualcosa imbevuto d’acqua, che ci ha aiutato un po’. Non riuscivo a vedere il mio dito davanti alla faccia”, ha raccontato un contadino di Dheira. “L’intero villaggio è diventato bianco“. I residenti hanno ipotizzato che il fosforo avesse lo scopo di allontanarli dal villaggio e di spianare la strada a future attività militari israeliane nell’area. In un comunicato, le Forze di Difesa Israeliane hanno scritto che i proiettili al fosforo bianco lanciati da Israele sono usati solo per creare cortine fumogene, per la segnalazione e la schermatura, e non per colpire o causare incendi. L’uso dell’arma, affermano, “è conforme e va oltre i requisiti del diritto internazionale”. Ma queste affermazioni non sono compatibili con l’utilizzo notturno, un momento in cui il fumo non ha nessuna utilità pratica. Peraltro, le forze israeliane dispongono di alternative più sicure, come i proiettili d’artiglieria M150, che producono fumo di proiezione senza l’uso di fosforo bianco.

Secondo i dati raccolti dall’ACLED (Armed Conflict Location and Event Data Project), un’organizzazione non governativa e non a scopo di lucro statunitense specializzata nella collezione di dati, analisi e mappature dei conflitti nel mondo, Israele ha utilizzato le munizioni più di 60 volte nelle zone di confine del Libano negli ultimi due mesi. E il primo ministro libanese Najib Mikati ha dichiarato il 2 dicembre che l’uso di queste munizioni da parte di Israele ha “ucciso civili e prodotto danni irreversibili a più di 5 milioni di metri quadrati di foreste e terreni agricoli, oltre a danneggiare migliaia di ulivi”.

L’uso del fosforo bianco da parte di Israele è stato nel frattempo certificato da varie organizzazioni indipendenti e sono in corso ulteriori analisi e accertamenti, anche in merito all’impatto ambientale dei residui di fosforo, che può reagire fino a due settimane dopo lo spargimento. L’esercito israeliano si era già impegnato nel 2013 a smettere di usare il fosforo bianco sul campo di battaglia, affermando che sarebbe passato a proiettili fumogeni a base di gas. Ma i fatti dicono diversamente. E come affermato da Tirana Hassan, direttrice di Human Rights Watch, “il Congresso dovrebbe prendere sul serio i rapporti sull’uso del fosforo bianco da parte di Israele e rivalutare gli aiuti militari statunitensi a Israele”. Nei mesi scorsi l’esercito israeliano aveva negato con un comunicato: “L’attuale accusa rivolta all’Idf è inequivocabilmente falsa. L’Idf non ha utilizzato tali munizioni”. Ma tutte le nuove analisi e testimonianze dimostrano il contrario.

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