Nicola Turetta ed Elisabetta Martini non si sono presentati alla casa circondariale di Montorio a Verona, dove erano attesi in giornata per incontrare il figlio, in carcere per l’omicidio di Giulia Cecchettin. I genitori di Filippo Turetta per il momento hanno rinunciato alla visita: dopo aver ottenuto il permesso dal pm, non hanno infatti seguito l’avvocato Giovanni Caruso per il colloquio. L’Ansa riferisce che la rinuncia è stata motivata con la necessità di ricorrere a un aiuto psicologico, sia per il giovane che per i due genitori. All’avvocato Caruso non è rimasto altro che comunicare stamani questa decisione alla direzione del carcere di Montorio.

Nel frattempo le indagini proseguono. Il fascicolo per l’occultamento di cadavere di Giulia Cecchettin – aperto dalla procura di Pordenone dopo il ritrovamento del corpo della studentessa sabato 18 novembre, vicino al lago di Barcis – sarà trasmesso per competenza alla procura di Venezia che ha chiesto e ottenuto l’arresto dell’ex fidanzato per omicidio aggravato e sequestro di persona della giovane di Vigonovo.

Martedì invece è stato il giorno dell’interrogatorio di garanzia per lo studente universitario di 21 anni. Turetta ha confessato il femminicidio, ma non ha fornito un chiarimento, un contributo alle indagini o almeno qualche elemento utile per chiarire cosa sia successo. Ha lasciato intendere di avere avuto una sorta di black out mentale. La sua descrizione dei fatti potrebbe spingere la difesa a lavorare ad una propria consulenza psichiatrica, per poi chiedere nelle indagini o nel processo un’eventuale perizia. Sarà però difficile in questa fase del procedimento, ancora in indagini, ottenere che venga disposta una perizia psichiatrica per accertare l’eventuale incapacità, anche parziale, di intendere e volere al momento dei fatti. Allo stato tempo nessuna istanza sul punto è stata depositata al momento dalla difesa al gip.

Servirà semmai un lavoro difensivo con una consulenza di parte, affidata ad esperti, per raccogliere materiale utile, anche attraverso incontri col detenuto, per arrivare ad una richiesta e ad un possibile accoglimento della perizia psichiatrica. Un’istanza che nel caso potrebbe essere depositata dalla difesa più avanti, se non direttamente nel corso del processo. Nelle sue dichiarazioni spontanee davanti alla giudice Benedetta Vitolo, con cui ha ammesso l’omicidio dicendosi “affranto” e pronto a “pagare” per le sue responsabilità, Turetta ha messo anche nero su bianco altri elementi che potrebbero far ritenere che la linea difensiva punterà, da un lato, ad escludere la premeditazione, su cui la Procura di Venezia ha diversi indizi, e dall’altro a verificare eventuali vizi di mente del giovane. Un vizio parziale porterebbe a uno sconto di pena. Bisognerà capire, poi, se nei prossimi giorni la difesa di Turetta si renderà disponibile per un interrogatorio del giovane davanti ai pm. Gli inquirenti, nell’inchiesta condotta dai carabinieri, devono ancora approfondire molti punti, come le modalità dell’aggressione e della lunga fuga del giovane.

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