Insulti e minacce contro Giorgia Meloni. Per questo è stato disposto il rinvio a giudizio di un uomo di 45 anni accusato di vilipendio alla presidente del Consiglio. La Digos della questura di Perugia, insieme al personale del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica dell’Umbria, lo scorso dicembre nel corso di un’attività di monitoraggio social network ha segnalato alla procura, guidata dal procuratore Raffaele Cantone, l’uomo che aveva pubblicato sul suo profilo Twitter post a contenuto offensivo e diffamatorio nei confronti della premier. Il 45enne era già noto alle forze di polizia per essere stato denunciato dopo aver pubblicato analoghi post nei confronti di un ministro del precedente governo.

Gli investigatori hanno accertato che l’uomo aveva poi condiviso, nel corso degli ultimi mesi sempre sulla stessa piattaforma, altri post con contenuti diffamatori e minacciosi pubblicati da altri soggetti e rivolti, oltre che alla presidente del Consiglio, anche ad altri parlamentari che, secondo quanto scritto “andrebbero giustiziati”. La procura di Perugia ha così disposto un decreto di perquisizione locale, personale e informatica nei confronti dell’indagato per verificare se l’account Twitter fosse effettivamente nella sua disponibilità. L’attività investigativa condotta dalle forze di polizia ha consentito di accertare la provenienza dell’account e il sequestro di alcuni device.

L’analisi forense ha poi permesso di riscontrare la presenza di molteplici app riconducibili a Twitter e altri social network in gruppi/canali legati alle proteste contro il presidente del Consiglio dei Ministri, e l’esistenza di video autoprodotti, associabili all’indagato nei quali denigrava e augurava la morte di altri esponenti del governo. Persino durante lo svolgimento dell’attività di perquisizione, l’indagato aveva postato sul suo profilo Twitter un video nel quale, nel lamentarsi dell’indagine cui era sottoposto, riportava frasi minacciose e offensive nei confronti di Meloni. Configurato a carico dell’uomo il reato di vilipendio delle Istituzioni Repubblicane, e ottenuta l’autorizzazione dal ministro della Giustizia, è stato disposto il rinvio a giudizio e fissata nel maggio 2024 l’udienza predibattimentale.

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