Gli smartphone e la droga venivano nascosti all’interno di barrette di cioccolata o di calamari oppure trasportati con il drone per passare i controlli ed entrare nella casa circondariale di Cavadonna (Siracusa). Secondo l’accusa era questo il metodo utilizzato da 19 persone che questa mattina all’alba sono state arrestate – con i provvedimenti cautelari di 4 arresti domiciliari e 15 in carcere – e sono indiziate per reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti e reati in materia di armi.

Intercettazioni telefoniche ed ambientali, videoriprese e pedinamenti, hanno permesso di evidenziare come il gruppo avesse fatto del quartiere Santalucia – detto anche Borgata – un’importante piazza di spaccio, in estensione nella zona bassa della città. Secondo le prime ricostruzioni, il gruppo ha mantenuto strettissimi rapporti con alcuni dei detenuti della casa circondariale e per sostenerli economicamente hanno tentato di recapitare loro cellulari e sostanze stupefacenti anche utilizzando un drone o nascondendoli all’interno di cibi consegnati dai familiari. Per recuperare i crediti l’organizzazione criminale minacciava gli acquirenti che, qualche volta, hanno consegnato agli spacciatori la propria carta prepagata sulla quale mensilmente era accreditato il reddito di cittadinanza.

Durante la fase investigativa, sono stati arrestati in flagranza 17 soggetti per detenzione e spaccio di stupefacenti, sequestrati circa 7 chili di cocaina, marijuana e hashish, denaro per 5.945 euro in contanti, 9 armi clandestine, un drone e 4 smartphone criptati di ultima generazione. I carabinieri di Siracusa hanno sorpreso due indagati mentre, a 270 metri dal carcere, avevano appena legato a un drone un involucro contenente 3 telefoni cellulari di piccole dimensioni col chiaro intento di recapitarli all’interno della struttura. I 19 componenti dell’organizzazione detenevano delle armi, cosa che ha consentito la Direzione nazionale antimafia e terrorismo e al giudice per le indagini preliminari di contestare l’aggravante del carattere armato dell’associazione.

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