Dopo Marco Toffaloni anche Roberto Zorzi, entrambi accusati di aver avuto un ruolo operativo nella strage di piazza della Loggia, è stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza del tribunale di Brescia. Per gli inquirenti Zorzi, che è cittadino americano, vive negli Usa, ed è titolare di un allevamento di dobermann chiamato Il littorio, è stato uno degli esecutori materiali dell’attentato del 28 maggio 1974. Un ordigno esplose in un contenitore della spazzatura durante una manifestazione antifascista indetta per protestare contro una serie di attentati avvenuti nella zona e provocò otto morti e 102. L’imputato non era presente ed era rappresentato dai suoi legali. Secondo la procura di Brescia, lui e Marco Toffaloni, all’epoca minorenne e che il 5 aprile scorso è stato rinviato a giudizio, avrebbero messo in piazza della Loggia l’ordigno.

Il procedimento contro Zorzi era stato al centro di una polemica politico-giudiziaria perché il gup aveva escluso la costituzione di parte civile del governo sostenendo che fosse stata presentata in ritardo. La Cassazione, a cui la presidenza del Consiglio tramite l’avvocatura dello Stato aveva presentato ricorso, il 29 settembre aveva annullato l’ordinanza del giudice. Per la Procura minorile Toffaloni, che al momento vive in Svizzera, sarebbe stato in piazza quella mattina, con una foto agli atti e una perizia antropometrica a testimoniarlo. Mentre Zorzi è accusato di averne condiviso il piano. Entrambi gravitavano nell’orbita di Ordine nuovo, il movimento di estrema destra extraparlamentare sciolto in base alla legge Scelba per il divieto di ricostituzione del partito fascista, ed erano considerati dagli inquirenti agli ordini del leader veneto Carlo Maria Maggi, condannato in via definitiva all’ergastolo per la strage insieme all’informatore dei servizi segreti Maurizio Tramonte, la cosiddetta “Fonte Tritone”.

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