Saman Abbas, a 18enne pakistana eliminata secondo i pm di Reggio Emilia dalla famiglia perché si opponeva a un matrimonio combinato, avrà finalmente un funerale. I giudici della Corte d’assise di Reggio Emilia hanno concesso il nulla osta al termine della perizia sul cadavere e disposto la riconsegna della salma. Sarà il fratello. che ha testimoniato nel processo in cui sono imputati i genitori, uno zio e due cugini, a decidere: sarà lui a scegliere come e quando organizzare il funerale,

Il Comune di Novellara, attraverso la sindaca Elena Carletti ha già assicurato che l’amministrazione affiancherà il giovane e si farà carico delle spese: “Valuteremo di indire il lutto cittadino“, ha aggiunto Carletti, spiegando che nel prossimo consiglio comunale sarà data la cittadinanza onoraria a Saman, proprio nel periodo del 25 novembre, Giornata internazionale dedicata al contrasto della violenza sulle donne. E chissà che anche le esequie della 18enne non siano fissate in prossimità della simbolica ricorrenza.

Intanto è stata la Procura per i minorenni di Bologna, che aveva ricevuto gli atti sul giovane, a chiudere gli accertamenti su di lui stabilendo che non va iscritto nel registro degli indagati. Dalla lettura delle carte dell’inchiesta, dagli interrogatori e della testimonianza in udienza a Reggio Emilia non emergono elementi per ipotizzare un suo coinvolgimento nell’assassinio e nella soppressione del cadavere di Saman.

Nel valutare la posizione del 18enne, la pm minorile Caterina Sallusti ha segnalato anche che di un suo ipotetico coinvolgimento nessuno degli altri indagati ha mai fatto cenno, così come non è mai stata evidenziata una sua condivisione del progetto criminale. In più, le immagini delle telecamere dell’azienda agricola di Novellara non lo hanno mai ripreso in attività che possono essere collegate al delitto o allo scavo della buca. L’unica cosa accertata è come effettivamente abbia mostrato ai genitori le chat tra Saman e il fidanzato, da cui originò la lite decisiva. Ma quando è stato sentito come testimone ha spiegato di essere stato costretto dai genitori, di essere pentito e di non aver immaginato cosa poteva succedere. La Procura minorile ha sottolineato anche la fortissima pressione psicologica subita, per farlo sentire ancora legato ai genitori che l’avevano abbandonato in Italia e per farlo tacere.

Ma il suo racconto di testimone oculare non convince tutti, in particolare i difensori degli imputati. Nella deposizione ha detto di aver visto lo zio Danish afferrare la sorella per il collo e i due cugini andare verso le serre, presumibilmente per ucciderla e seppellirne poi il cadavere. Secondo le difese, col buio era impossibile che dall’abitazione il 18enne potesse riconoscere le facce delle persone, a quella distanza. Da qui la richiesta di andare a vedere sul luogo, in condizioni di oscurità.

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