La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una mozione di censura nei confronti della deputata democratica di origine palestinese Rashida Tlaib in risposta ad alcune sue dichiarazioni sulla guerra tra Hamas e Israele. Con 234 voti a favore e 188 contrari, la risoluzione proposta nella serata di martedì 7 novembre dal rappresentante repubblicano della Georgia, Rich McCormick, ha visto 22 esponenti democratici unirsi alla maggior parte dei Repubblicani nell’accusare Tlaib di “promuovere false narrazioni” sull’attacco di Hamas e di “volere la distruzione dello Stato di Israele“.

Il riferimento è a una dichiarazione rilasciata dalla deputata Dem dopo l’attacco di Hamas che chiedeva “la fine del sistema di apartheid che crea condizioni soffocanti e disumanizzanti che possono portare alla resistenza“. Una specifica che è stata interpretata dai sostenitori della mozione come un’apologia delle azioni terroristiche del gruppo islamico ai danni di soldati e civili israeliani il 7 ottobre. Non solo. Oggetto di critica è anche lo slogan “Dal fiume Giordano al mare“, un grido di protesta pro-Palestina più volte difeso da Tlaib e comparso nelle scorse settimane in un video da lei pubblicato in cui accusava il presidente statunitense Joe Biden di sostenere “il genocidio a Gaza“. La risoluzione ha definito la frase “un appello genocida alla violenza per distruggere lo Stato di Israele e il suo popolo per sostituirlo con uno Stato palestinese che si estenda dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo”. La ong statunitense per la tutela dei diritti degli ebrei, la Anti Defamation League, aveva in precedenza definito lo slogan come “antisemita”.

Durante il dibattito che ha preceduto la votazione, Tlaib ha difeso le sue dichiarazioni ribadendo il suo appello per un cessate il fuoco e sottolineando che le sue critiche sono sempre state rivolte al governo israeliano e non ai civili. Ha inoltre sottolineato che lo slogan oggetto di discussione è “un appello che ispira alla libertà, ai diritti umani e alla coesistenza pacifica, non alla morte, alla distruzione o all’odio”. Soffocando le lacrime ha poi ribadito che “il popolo palestinese non è usa e getta” e ha concluso: “Potete censurare me, ma non riuscirete a silenziare le loro voci”.

La censura è il secondo provvedimento disciplinare più grave dopo quello di espulsione dalla Camera. Unica statunitense di origine palestinese nel Congresso federale Usa al suo terzo mandato da deputata come rappresentante del Michigan, in passato Tlaib era già stata al centro di polemiche per le sue opinioni sulla questione israelo-palestinese ma ha sempre ricevuto il supporto del suo partito. Questa è la seconda volta nel giro di poche settimane che i Repubblicani intentano una mozione di censura nei suoi confronti, ma le dichiarazioni degli ultimi giorni, fra cui quelle su un possibile mancato supporto a Biden alle prossime elezioni, hanno portato anche diversi membri del partito Democratico a schierarsi a favore della risoluzione.

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