“Alla presidenza del Consiglio abbiamo detto che lo Stato deve decidere se stare con i lavoratori o lasciare andare avanti l’eutanasia del più grande gruppo siderurgico italiano”. A rivendicarlo è il segretario generale Fiom-Cgil, Michele De Palma, nel giorno della manifestazione a Roma di sindacati e lavoratori dell’ex Ilva di Taranto e dei metalmeccanici di tutti gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia. Un corteo poi seguito da un vertice a Palazzo Chigi tra le sigle sindacali Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm-Uil e i capi di gabinetto della premier Giorgia Meloni, del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del ministro degli Affari europei, Sud e Pnrr, Raffaele Fitto e della ministra del Lavoro, Marina Calderone.
“Oggi oltre mille lavoratrici e lavoratori provenienti da tutti gli stabilimenti di Acciaierie D’Italia hanno scioperato e sono venuti a Roma per manifestare insieme a delegazioni da Piombino e Terni”, hanno continuato i sindacati, annunciando l’inizio di “una mobilitazione permanente nei siti ex Ilva finché non si raggiungeranno gli obiettivi fondamentali di scongiurare la liquidazione o la cessazione, di intervenire con risorse pubbliche e private per le manutenzioni ordinarie e straordinarie per mettere in sicurezza persone e ambiente. Al governo chiediamo che garantisca i lavoratori. È inaccettabile che presidente e amministratore delegato parlino di aziende che non esistono nella realtà. È necessario poi definire gli assetti della proprietà e della gestione degli impianti”.
“In questi anni si sono avvicendati otto governi, otto ministri dello Sviluppo economico, abbiamo fatto decine di scioperi e manifestazioni, ma dopo undici anni questa vertenza non è stata risolta”, ha continuato Rocco Palombella, segretario generale Uilm. “Ci è stato detto che si considera Arcelor Mittal un interlocutore credibile, nonostante in questi anni non abbia prodotto alcun risultato. Non ci sono più le condizioni per andare avanti nella trattativa segreta che il governo sta portando avanti con la multinazionale. Nonostante l’esecutivo abbia deciso di togliere gli alibi per investire, ad oggi la trattativa è ancora complicata e noi siamo convinti che non approderà ad alcun risultato. Si eviti di concedere altri fondi pubblici a una gestione fallimentare: il governo deve capire che è arrivato il momento di prendere la maggioranza e la governance dell’azienda”.
“Il governo ha escluso sia l’amministrazione straordinaria che la chiusura dell’azienda. Ancora è tutto da fare, ma siamo nella strada giusta”, ha concluso invece Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl.
Critica contro il governo Usb, esclusa dal tavolo di confronto a Chigi: “Rappresentiamo circa 2mila iscritti. Significa non dare voce ad una corposa parte di lavoratori di quella fabbrica, dell’appalto e in As, dando uno schiaffo alla democrazia”, ha rivendicato, attaccando pure il ministro Fitto, sotto accusa per voler “sostanzialmente consegnare la fabbrica nelle mani di ArcelorMittal”.
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