Un festival che parla di ecologia in una città che da sempre ha seri problemi con lo smaltimento dei rifiuti, dove la prevenzione anti incendio ha dei limiti storici, come hanno dimostrato i roghi degli ultimi mesi. Eppure è a Palermo che si tenta di modificare il rapporto tra la cittadinanza e l’ambiente attraverso l’uso di nuovi linguaggi. Ci provano Raffaella Quattrocchi, Irene Mottareale, Caterina Strafalaci e Chicca Cosentino, che hanno fondato Radici, il piccolo Museo della Natura che prevede un percorso culturale per avvicinare la cittadinanza agli spazi pubblici e al verde urbano.

“Sogniamo una democratizzazione dei processi culturali perché l’educazione alla bellezza e all’ecologia sia accessibile a tutte e a tutti. Vorremmo più spazi di condivisione: biblioteche, teatri e musei”, spiegano le fondatrici di Radici. Nato all’interno di quella che era la storica cartoleria De Magistris-Bellotti, tanto cara a diverse generazioni di palermitani ma chiusa da molto tempo, a ottobre il museo festeggia il primo anno con “Clorofilla, Narrazioni Ecologiche“. Un festival, programmato dal 13 al 15 ottobre, dedicato all’ecologia con spettacoli musicali e teatrali, dalle letture collettive ai laboratori.

Il tema del festival saranno i semi, che per Radici oggetto di riflessione, di scambio e di ricerca. “Dobbiamo trasformare le nostre abitudini nei confronti della natura. Solo provando a ristabilire un’intima complicità con la natura, per riconoscersi parte di un sistema di relazioni connesse all’ambiente che ci circonda e nel quale siamo immersi, potremo trasformarle. Provare a farlo insieme è già di per sé un atto politico”, dicono le fondatrici di Radici.

Il museo si è arricchito di nuove esposizioni che prendono forma dentro e fuori i cassetti dei mobili della storica fabbrica Ducrot, in passato arredi dell’antica cartoleria. Illustrazioni, cianotipie, antotipie e stampe 3D che raccontano le relazioni ecologiche che ci legano alla più piccola delle alghe e alla più alta tra le montagne. Radici, in pratica, cerca coniugare l’approccio scientifico con una narrazione della biodiversità mediterranea.

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