Il web3 continua a farsi strada nella quotidianità e nonostante nell’ultimo anno, come prevedibile, si continui a parlare quasi esclusivamente di intelligenza artificiale, tutte le altre tecnologie che gli ruotano intorno continuano la propria cavalcata.

Se gli NFT hanno fatto la fine che alcuni di noi già immaginavano, realtà aumentata, realtà virtuale e metaverso, un pochino più in sordina rispetto alle soverchianti e già citate intelligenze artificiali, non hanno certo smesso di evolvere e destare interesse.

Un’evoluzione per i social network?
Wikipoint continua a credere nel metaverso e sfida i social network tradizionali con una sua alternativa 3D studiata per dare visibilità alle piccole e medie imprese.

«Le PMI italiane hanno bisogno di più visibilità: meno del 10% utilizza strategie strutturate di social media marketing e quelle che sviluppano una presenza online sui social network tradizionali si trovano a competere con aziende che hanno a disposizione budget di marketing fino a 1000 volte superiori» Racconta Barbara Leonetti, Founder e Ceo di Wikipoint «Abbiamo sempre operato con un faro costante: la concretezza. Non crediamo in esercizi di stile fini a sé stessi. Per questo abbiamo dato vita a una forma nuova di interazione digitale che abbiamo chiamato Wikipoint City, nata con lo scopo di permettere alle PMI di aprire un proprio ufficio o negozio virtuale nelle location più simboliche al mondo per acquisire una forma di visibilità, una nuova voce digitale. Un anno fa, gettavamo le basi per tutto questo progetto e oggi siamo lieti di annunciare 6 città virtuali perfettamente ricreate e già numerosi clienti a bordo».

Sono già infatti 361 i negozi e 236 gli uffici che hanno inaugurato il loro spazio virtuale all’interno di Wikipoint, ma l’obiettivo prefissato da Barbara Leonetti e Guido Simonetti (COO e founder) di diecimila PMI sulla piattaforma è ancora da raggiungere e si conta di riuscirci nel giro di 5 anni.

È solo business?
Aprire uno spazio commerciale in una delle città ricostruite digitalmente – 6 per il momento: Milano, Roma, Firenze, Napoli, New York e Parigi – ha un costo di 49 euro al mese, ma c’è anche posto per la cultura, l’arte e soprattutto per il sociale.

Il San Siro Green District sarà pronto, entro la fine del 2023, ad accogliere 10.000 artisti, influencer e sostenitori di cause sociali in altrettanti appartamenti offerti gratuitamente in modo da favorire la creazione di una forte community. Non mancheranno in tal senso eventi collegati strettamente con il mondo reale che permetteranno di donare cibo a centri di accoglienza per animali randagi e piantare alberi.

Questi sono solo alcuni degli obiettivi prefissati da Wikipoint che conta di raggiungere, nei prossimi 3 anni, l’esorbitante numero di 50 città virtuali con all’interno cinquemila clienti. Si punta al mondo, insomma, e la rotta tracciata è già abbastanza chiara e avviata: «Abbiamo chiuso gli ultimi due esercizi con pareggi di bilancio e incrementato il fatturato di oltre il 95%. Siamo imprenditori con esperienza e una visione molto chiara.» Conclude Simonetti «Oggi, investire in Wikipoint vuol dire scommettere sul futuro dei social network. I nostri punti di forza? Un team internazionale consolidato, un modello di business scalabile, un prodotto già presente sul mercato e la fiducia di 300 investitori che hanno già creduto nel nostro progetto e continuano a sostenerci anche in questa nuova raccolta»

Raccolta di equity crowdfounding su Mamacrowd che è balzata a centomila euro in un solo giorno, ma gli obiettivi sono ancora lontani e ambiziosi.


Abbiamo avuto modo di porre direttamente alcune domanda a Barbara Leonetti, Founder e CEO di Wikipoint e Guido Simonetti, Founder e COO.

Lo spropositato interesse per il metaverso sembrava essersi un po’ perso con il passare del tempo dall’uscita della pandemia, ma dai numeri Wikipoint sembra andare ancora forte e godere di una crescita costante. Pensate di avere una marcia in più o semplicemente l’interesse per il metaverso è rimasto effettivamente alto, ma è solo stato messo un po’ in ombra dalle intelligenze artificiali?
Indiscutibilmente il Metaverso ha vissuto una fase di entusiasmo alla quale è seguita una maggior presa di coscienza delle sfide tecnologiche che questo comporta.

Gli ultimi annunci di Meta, Microsoft ed Apple vanno nella direzione di confermare quanto i giganti del settore stiano investendo nelle tecnologie immersive e quanto queste entreranno nell’uso quotidiano nei prossimi anni.

Barbara Leonetti, Founder e CEO, e Guido Simonetti, Founder e COO.

Ad esempio, Microsoft sta rilasciando la versione metaverso della piattaforma Teams, uno strumento di adozione globale che porterà consapevolezza sul potenziale di queste esperienze.

Nel nostro caso, ci siamo focalizzati sull’esigenza concreta che le PMI hanno di trovare nuove forme di comunicazione e nuovi canali per far conoscere i propri prodotti e servizi, e questo approccio pragmatico ci sta ripagando ampiamente dandoci la possibilità di lavorare in un mercato ‘vergine’ (blue ocean) in termini di opportunità. Ci piace dire, che stiamo “dando una nuova voce digitale alle PMI”.

Vi concentrerete al 100% sul metaverso o pensate, in futuro, di applicare altre tecnologie della sfera del web3 come le già troppe volte citate IA o la realtà aumentata?
Il Metaverso e la AI sono indissolubilmente legati. La prossima settimana annunceremo la disponibilità di “madAI” (che suona come “Ma dai!”), che è un avatar in grado di fare le veci del cliente all’interno dei nostri negozi e uffici virtuali.

Non si tratta di un semplice chatbot ma di un avatar dotato di intelligenza artificiale e in grado di svolgere compiti come accogliere i visitatori, fornire loro informazioni, scambiare dati di contatto e concludere un intero processo di vendita.

Il tutto infondendo nell’avatar un atteggiamento comportamentale che sia in grado di rappresentare l’approccio che vogliamo dare verso la clientela.

L’idea di poter avere il proprio negozio o ufficio aperto 24 ore al giorno, sette giorni su sette, rivolgendosi ad un audience globale, ha una presa straordinaria.

Cos’hanno di diverso le città di Wikipoint rispetto ad altri spazi creati in passato con obiettivi simili, ma che come ben sappiamo non hanno trovato il successo sperato dai loro creatori? In che modo insomma, secondo voi, Wikipoint sta innovando l’esperienza del metaverso?
A differenza dei nostri concorrenti che puntano su ambienti di fantasia, abbiamo scelto di ricreare alcuni dei luoghi più iconici al mondo.

Riteniamo che, per molti utenti, poter visitare la 5th Avenue di New York, o gli Champs-Élysées di Parigi, o il Lungomare di Napoli digitalmente ricreati, abbia una attrattiva dettata dal desiderio di esplorare virtualmente località dotate di un fascino speciale. E magari fungere da preparazione per un viaggio vero e proprio.

Ma questo è solo uno degli elementi di innovazione. Le PMI sono guidate dal bisogno di concretezza e pertanto, oltre ad ambientazioni suggestive, sono alla ricerca di strumenti in grado di aiutarli nella attività quotidiana.

Per questo motivo, oltre a mettere a disposizione uno spazio virtuale, forniamo una serie di applicazioni che consentano a queste di sviluppare una intera strategia di marketing digitale, che va dal farsi conoscere, al creare nuovi contatti, all’aumentare le proprie vendite online.

Un ultima domanda abbastanza pungente, ma dovuta, visto che la vostra realtà ha a che fare anche con un buon numero di grandi aziende: qual è il vostro pensiero sulla privacy e la sicurezza nel metaverso e in che modo wikipoint protegge e intende proteggere se stessa e gli altri da eventuali rischi quali la disinformazione e la manipolazione dei dati?
Entrambi i founder (Barbara Leonetti e Guido Simonetti) provengono da lunghe esperienze nel mondo dell’IT che per primo ha affrontato il tema della security e della protezione dei dati.

Grande attenzione è stata posta sull’adottare quelle ‘best practice’ che spaziano dalla moderazione dei contenuti ritenuti offensivi, alla conservazione e gestione dei dati personali.

Ciò detto, Wikipoint è un vero ecosistema di natura ‘Social Network’, per cui deve affrontare tutte le sfide collegate alla libertà di espressione degli utenti.