Un richiamo “anche” alle imprese di fronte alla fuga dei giovani verso l’estero a causa dei salari troppo bassi. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sceglie la platea dell’assemblea di Confindustria per un monito sul tema delle retribuzioni, argomento caldo in queste settimane per la discussione attorno al salario minimo con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, tornata a bocciarlo davanti al pubblico di Rai Uno. “La democrazia si incarna nei mille luoghi di lavoro e studio. Nel lavoro e nella riflessione dei corpi sociali intermedi della Repubblica. Nel riconoscimento dei diritti sociali”, ha detto il capo dello Stato introducendo l’appello a non impoverire il “capitale sociale” del Paese perché è ciò che fa “muovere il progresso”.

La “responsabilità” di coltivarlo, ha quindi sottolineato Mattarella, “interpella anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all’estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili”. E ha quindi ricordato Carlo Cattaneo, definito “portatore di una visione lungimirante” perché “già nel 1864 ammoniva: ‘Prima di ogni lavoro, prima di ogni capitale, quando le cose sono ancora non curate e ignote in seno alla natura, è l’intelligenza che comincia l’opera e imprime in esse, per la prima volta il carattere della ricchezza’”. Insomma: “Le aziende sono al centro di un sistema di valori, non solo economici”, ha rimarcato. Mattarella ha poi sottolineato come “non è il capitalismo di rapina quello a cui guarda la Costituzione nel momento in cui definisce le regole del gioco” e “il principio non è quello della concentrazione delle ricchezze ma della loro diffusione”. Il modello, ha aggiunto, “lo conosciamo: è quello che ha fatto crescere l’Italia e l’Europa”.

“È di grande valore che il mondo dell’industria italiana, così centrale nella vita del Paese e prezioso nell’ambito dell’Unione Europea, sappia di contribuire, con il suo impegno e il suo lavoro, al rafforzamento della Repubblica e delle sue istituzioni, secondo l’importante enunciato che ‘la Costituzione esprime anche l’anima delle imprese italiane'”, ha detto ancora il presidente della Repubblica. “Nel dibattito pubblico del dopoguerra italiano – ha ricordato – si è, spesso, lamentato che la Costituzione non poteva fermarsi ai cancelli delle fabbriche, segnalando, con questo, una sofferenza del sindacato dei lavoratori per molti temi che hanno trovato poi riscontro nella contrattazione tra le parti sociali”.

Ha quindi rimarcato come l’impresa è definita come “lo spazio democratico in cui i valori del bene comune e della responsabilità sociale devono manifestarsi nella loro concretezza, così come è accaduto nei mesi durissimi della pandemia” e, insieme all’intento di proporre un mercato del lavoro “inclusivo”, specialmente per i giovani e le donne – serva e rendere “effettivo il diritto al lavoro” inducendo così “alla consapevolezza che i luoghi di vita, le persone, i cittadini che li animano, sono parte, irrinunciabile, del progetto di coesione sociale, libertà, diritti e democrazia della Repubblica”.

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