Anche l’ultimo bilancio, quello 2022, di Visibilia Editore, società creata dal ministro del turismo Daniela Santanché, mostra ipotesi di “mala gestio”, visto che “i nuovi amministratori non hanno manifestato la ben che minima volontà di procedere ad un serio accertamento relativo all’operato dei propri predecessori”, un avvicendamento manageriale che non ha segnato “alcuna netta cesura tra il vecchio organo gestorio e quello attualmente in carica”. Questo si legge nella memoria conclusiva depositata ieri dagli azionisti di minoranza di una quota superiore al 5% del capitale, assistiti dagli avvocati Antonio Piantadosi e Dario Cantoro, in vista dell’udienza di giovedì davanti al tribunale civile di Milano. Gli stessi che hanno denunciato già nel 2019 la gestione della società fondata dall’esponente di Fdi e che ribadiscono l’ispezione e ora anche il commissariamento della quotata presieduta fino al 5 agosto scorso da Giuseppe Reale Ruffino, morto suicida.

Denuncia che ha aperto un processo civile e che ha dato benzina all’inchiesta penale per cui Santanché, assieme alla sorella e al compagno Dimitri Kunz (e altri due) è indagata per falso in bilancio per gli esercizi contabili dal 2014 al 2019. Ora, però, nell’atto depositato ieri si fa un passo oltre. E si legge nel documento di cinque pagine: “È del tutto evidente che se la dolosa manipolazione delle voci di bilancio è intervenuta a far corso quanto meno dal 2016, il bilancio di esercizio 2022 e la semestrale al 30 giugno 2023, riportando le medesime voci di bilancio alterate, continuano a perpetrare le medesime irregolarità”. Dal che: “E’ del tutto evidente che la società continui a versare in uno stato di dissesto, nonostante la più che rosea rappresentazione fornita dall’Organo gestorio nella relazione depositata in data 4 settembre”. Relazione criticata dai soci di minoranza anche perché “gli atti contabili che i nuovi amministratori stanno assumendo, si fondano su dati non veritieri ed erronei”.

Per questo “laddove gli amministratori avessero proceduto ad una seria revisione delle indicate voci di bilancio, lo stato patrimoniale sarebbe evidentemente di assoluto dissesto”. Ma vi è di più: oltre all’ipotesi, al momento non penalmente rilevante, di un bilancio 2022 “ambiguo”, la relazione depositata ieri fa riferimento alla nuova gestione di Visibilia Editore e all’operato del suo presidente, Luca Giuseppe Reale Ruffino, morto suicida il 5 agosto scorso. Recentemente la Consob ha rilevato come Ruffino, dopo la sua nomina a presidente del marzo scorso, assieme alla sua Sif spa, leader nel settore della gestione di condomini, acquistando azioni Visibilia sia giunto a oltre il 70% in violazione, secondo i soci di minoranza, “dell’articolo 106 del Tuf (testo unico della finanza), il quale prevede che chiunque (…) venga a detenere una partecipazione superiore alla soglia del 30% debba promuovere un’offerta pubblica di acquisto”. Da qui, “in caso di violazione (…) il diritto di voto inerente all’intera partecipazione detenuta non può essere esercitato e i titoli eccedenti le percentuali indicate (…) devono essere alienati entro dodici mesi”. Un dato rilevante e che, al netto della sua morte, avrebbe impedito a Ruffino di approvare il bilancio 2022. Dunque, come già la Procura, anche l’atto conclusivo dei soci di minoranza accende un faro sulla gestione post Santanché. Vista la mancata “cesura” con la direzione Santanché e visto che “il nuovo azionista di riferimento, Luca Giuseppe Reale Ruffino, aveva già in passato detenuto una partecipazione rilevante nella Visibilia Editore S.p.A., concorrendo ad approvare tra l’altro il bilancio di esercizio al dicembre 2019, uno degli atti su cui si è soffermata l’attenzione tanto dei ricorrenti” e del consulente della Procura di Milano.

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