La parola chiave del corteo è “difesa del territorio”. Nella grande manifestazione in centro città, a Messina, contro il ponte sullo Stretto, l’opera adesso rilanciata da Matteo Salvini, a risuonare di bocca in bocca non è il ponte ma il “territorio”. Di questo parlano tutti gli intervistati presenti al corteo. Di questo parla Cettina Chiofalo: “Siamo sfiduciati però vogliamo lottare per il nostro territorio, perché non vogliamo subire quest’inganno”. Lo dice mentre tiene un lembo di un grande striscione in cui si rivolgono direttamente al vice premier: “Salvini, non siamo fessi”. E insiste: “Ho due figli, studiano entrambi fuori perché abbiamo rinunciato a seguire i soliti percorsi clientelari, per questo marciamo, per un territorio da non abbandonare agli appetiti di qualcuno. Non siamo fessi”.

Chiofalo marcia nella seconda tappa di una serie di manifestazioni contro il ponte previste fino a dicembre. E dopo quello nelle vie di Torre Faro, dove sorgerà il pilastro sulle sponde siciliane, questo è il primo corteo in centro città. Per sfilare contro la grande opera rilanciata dal leader del Carroccio si radunano nella città dello Stretto in più di 4 mila in un sabato di mezz’agosto che trascina molte persone da tutta Italia: “Questa prima fase è servita per riallacciare i legami con i comitati territoriali del resto della Sicilia e d’Italia, per rilanciare una lotta comune su una serie di temi tutti legati alla cura del territorio”, spiega Massimo Camarata della Rete No Ponte. E continua: “Non siamo cavernicoli, non siamo contro le infrastrutture, ci piacerebbe infatti avere in quest’isola un sistema di erogazione di acqua pubblica efficiente. Mentre dalle 11 del mattino non abbiamo più acqua nei rubinetti. Dopo i roghi di queste settimane, poi, temiamo un nuovo primo ottobre (data dell’alluvione di Giampilieri, quando morirono travolte dal fango 37 persone, ndr), la messa in sicurezza è urgente, invece le questioni sono le stesse di 22 anni fa, quando cominciammo a manifestare contro la grande opera, anzi sono di molto peggiorate”.

L’organizzazione per dire no all’infrastruttura contro la grande opera è massiccia, animata da più comitati, e per agosto ha già previsto incontri, assemblee, campeggi. L’assemblea finale si terrà oggi, dopo il corteo di sabato e chiuderà questa fase di riconnessione tra i comitati di tutta Italia. Un percorso che da adesso punta a una grande manifestazione entro dicembre. Intanto dal primo corteo di Torre Faro (lo scorso 17 giugno) a quello in centro città, la presenza dei comitati non messinesi è aumentata. Dalla Calabria arrivano in 500, da Crotone, Cosenza, dalla piana di Gioia Tauro e anche loro si rivolgono a Salvini: “È un’opera che non si farà ma nel frattempo drena risorse pubbliche per occupare poltrone”, interviene Maria Gioviale del Comitato dei movimenti a difesa del territorio di Gioia Tauro.

Ma in questo sabato agostano c’è pure un pezzo di Puglia: “Siamo contrari a tutte le opere palesemente inutili come questa”, dice Cosimo Quaranta, arrivato da Brindisi con un grande striscione giallo: “Puglia per il clima, fuori dal fossile”. E sono tanti i temi per cui si sfila a Messina: si manifesta anche per il salario minimo, per dire ‘no’ all’autonomia differenziata e per aprire i porti ai migranti. “Tutti temi cari alla Lega”, chiosa Francesco, arrivato da Catania per riempire “le file della lotta”. Temi nazionali, e a sfilare c’è pure la Cgil e ci sono i partiti. “Noi siamo contro gli sprechi e questa idea di ponte perché non si realizzerà mai, serve solo per alimentare sprechi, distribuire poltrone abbattere il tetto di 240mila euro, questo è inaccettabile e il Movimento sarà sempre presente”, sottolinea Cristina Cannistrà, coordinatrice provinciale del M5s. Ci sono anche le bandiere del Pd: “C’erano problemi a ripristinare la convenzione tra l’ospedale di Taormina e il Bambin Gesù, era la stessa cifra per ricapitalizzare la società Stretto di Messina. Così mentre non si riusciva a reperire la somma per l’ospedale pediatrico di Taormina, il governo impegnava una somma della stessa entità per ripristinare la Stretto di Messina Spa e la Regione non ha battuto ciglio. È la prova evidente di quali siano le priorità e di come si voglia solo sottrarre risorse ai territori”, indica Armando Hyerace, del comitato provinciale del Pd. “Ho parlato con la Schlein, parlerò con Conte. Perché il ‘no’ a questa grande opera deve essere una questione nazionale e deve compattare tutta l’opposizione. Non è solo una infrastruttura, è un’idea politica, ambientale, economica e deve unire tutto il Paese”, interviene anche Renato Accorinti, l’ex sindaco di Messina portato in trionfo, il giorno in cui fu eletto, con la maglietta No Ponte. La rete che raggruppa i contrari al ponte nel 2013 riuscì infatti ad eleggere Accorinti.

Una rete trasversale: “Il vicepremier cita Topolino ma non lo legge, a conferma che si parla senza conoscere i contenuti. È imbarazzante pensare che un ministro della Repubblica si fermi ai titoli di un fumetto”, interviene Elio Conti Nibali di Invece del ponte. Che continua: “Questo vuol dire molto, e in particolare che le carte non le hanno mai guardate perché nelle carte c’è scritto che non si può fare, che non c’è una copertura finanziaria. È una scommessa che hanno scelto di fare per motivi politici e non possiamo permettere che i loro personalissimi interessi vadano a scapito dei cittadini, del territorio, dello Stretto, delle nostre vere esigenze”. “Parliamo non di un’opera ma di un’operazione di speculazione finanziaria che non è partita, che osteggeremo in ogni sede e ricominceremo col Parlamento in occasione della conversione del decreto che non è stato pubblicato e che mi auguro che il presidente legga attentamente, soprattutto l’ultimo comma dell’articolo 15, ovvero quello che esenta le società dal pagamento di imposte e tributi. Neanche il pagamento dei bolli sugli atti”, indica la giuslavorista Aurora Notarianni. Un popolo variegato ha riempito le vie del centro di Messina ieri a conclusione di una serie di incontri di comitati diversi che ha visto la partecipazione di ex esponenti pure di centrodestra, come Fabio Granata, ex deputato del Pdl. E dai comitati sono certi che la partecipazione aumenterà: “È solo l’inizio”.

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