Il Supporto per la formazione e il lavoro (350 euro al mese per massimo 12 mensilità) è l’unica misura di inclusione alla quale potrà accedere chi ha perso il reddito di cittadinanza. È destinata a chi non ha più il reddito e non potrà neppure ottenere a gennaio l’Assegno di inclusione proprio perché rientra tra gli “occupabili” che sono, con i nuovi criteri decisi dal governo, i nuclei familiari che non hanno componenti disabili, minori o over 60 e che non sono stati presi in carico dai servizi sociali perché fragili e “non attivabili al lavoro”. Un decreto dovrà ancora definire i criteri dettagliati per i corsi di formazione che consentiranno agli “occupabili” di passare dal reddito di cittadinanza alla nuova misura. Il governo assicura che arriverà a breve, così come conferma che dal primo settembre sarà operativa la piattaforma per presentare la domanda. Quindi rimangono ancora tanti punti da chiarire. Ecco però cosa già sappiamo.

L’erogazione del contributo non è immediata – Per almeno un mese le famiglie che dal 31 luglio hanno perso il reddito di cittadinanza non riceveranno alcun contributo. Potranno richiedere, infatti, la nuova misura solo a partire dal primo settembre 2023. Ma non otterranno immediatamente il beneficio economico: prima, secondo quanto si legge sul sito del Ministero del Lavoro, dovranno concludere l’iter burocratico e, dopo la stipulazione del patto di servizio, iniziare a partecipare alle attività. Non è chiaro, al momento, quanto tempo servirà per completare questi passaggi e quindi per quante settimane o mesi i soggetti rimarranno senza alcun contributo da parte dello Stato.

Chi può richiedere la misura – Possono accedere alla misura i singoli componenti dei nuclei familiari, di età compresa tra 18 e 59 anni, con Isee familiare, in corso di validità, non superiore a 6mila euro annui, che non hanno i requisiti per accedere all’Assegno di inclusione (la misura che dal primo gennaio 2024 prenderà il posto del reddito di cittadinanza). Ciò significa che all’interno dello stesso nucleo familiare potranno fare domanda anche tutti i componenti e ottenere ognuno il suo contributo di 350 euro al mese. Questo significa che non potranno accedere tutti gli ex percettori del reddito di cittadinanza: quest’ultima misura prevedeva come requisito un’Isee inferiore a 9.360 euro. Il supporto per la formazione e il lavoro abbassa la soglia a 6mila: chi la supera sarà escluso.

Cosa prevede – E’ prevista “la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro comunque denominate”. Nelle misure del Supporto rientrano anche il servizio civile universale ed i progetti utili alla collettività in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, da svolgere presso il comune di residenza, compatibilmente con le altre attività del beneficiario. “Lo svolgimento di tali attività è a titolo gratuito, non è assimilabile a una prestazione di lavoro subordinato o parasubordinato”.

Cifre e durata – L’indennità di partecipazione alle misure di attivazione lavorativa è pari a un importo mensile di 350 euro. Questo importo è erogato per tutta la durata della misura, entro un limite massimo di 12 mensilità. Il beneficio economico è erogato tramite bonifico mensile da parte dell’Inps.

L’iter – Sempre secondo quanto riportato sul sito del Ministero del Lavoro, l’interessato chiede di accedere al Supporto per la formazione e il lavoro con le modalità telematiche previste per l’Assegno di inclusione e con la sottoscrizione del patto di attivazione digitale, mediante la piattaforma del Sistema informativo per l’inclusione sociale lavorativa (che ancora non esiste). Con questo patto il beneficiario si impegna a presentarsi alla convocazione. Quando la richiesta e il patto di attivazione digitale verranno accettate dall’Inps, il richiedente sarà convocato “presso il servizio per il lavoro competente“, per stipulare il patto di servizio personalizzato. Qui verranno indicate almeno tre agenzie per il lavoro o enti autorizzati all’attività di intermediazione individuate dal beneficiario nell’ambito del patto di attivazione digitale.

Gli altri step per ottenere il beneficio – Da questo momento l’interessato, attraverso la piattaforma, può ricevere offerte di lavoro e servizi di orientamento e accompagnamento al lavoro, o essere inserito in specifici progetti di formazione erogati “da soggetti, pubblici o privati, accreditati alla formazione dai sistemi regionali, da fondi paritetici interprofessionali e da enti bilaterali”. “L’interessato – si legge – può autonomamente individuare progetti di formazione, rientranti nel novero di quelli indicati al primo periodo, ai quali essere ammesso e, in tal caso, deve darne immediata comunicazione attraverso la piattaforma”. Solo dopo tutti questi step si ha diritto all’erogazione del contributo mensile. “La partecipazione alle attività per l’attivazione nel mondo del lavoro – si legge ancora – determina l’accesso per l’interessato a un beneficio economico, quale indennità di partecipazione alle misure di attivazione lavorativa, pari ad un importo mensile di 350 euro”.

Gli obblighi successivi – Chi ha presentato la domanda è tenuto ad aderire alle misure indicate nel patto di servizio personalizzato, dando conferma, “almeno ogni 90 giorni, ai servizi competenti, anche in via telematica, della partecipazione a tali attività”. In mancanza di questa conferma, il beneficio è sospeso.

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