L’etnologo, scrittore e filosofo francese Marc Augé è morto all’età di 87 anni. E’ stato uno dei maggiori e più influenti antropologi a livello internazionale, famoso per aver introdotto il neologismo “non luogo”, utilizzato per indicare tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici. L’annuncio della scomparsa è stato dato in Italia dal Festival Filosofia di Modena, di cui era dal 2009 membro del Comitato scientifico. Augé, già directeur d’études presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, di cui è stato a lungo presidente, dopo aver contribuito allo sviluppo delle ricerche in Africa occidentale, ha elaborato un’antropologia dei mondi contemporanei attenta alla dimensione rituale del quotidiano e della modernità. Era nato a Poitiers il 2 settembre 1935.

Acquisita una grande rinomanza in campo antropologico grazie alle sue ricerche sul campo in Costa d’Avorio e nel Togo concernenti la malattia, la morte e i sistemi religiosi, Augé si è orientato successivamente verso una ‘antropologia del quotidiano’ – esaminando in particolare Francia, Italia e Spagna – che ha trovato campo privilegiato di analisi negli spazi moderni (autogrill, centri commerciali, alberghi e in senso generale tutti gli spazi topografici in cui si svolgono i riti dell’afflusso e del consumo di massa) dominati dall’assenza di storia, identità, relazioni. In base a ciò, ha elaborato la teoria dei ‘non luoghi’ come spazi estranianti e deculturalizzati che giacciono concettualmente all’estremo opposto del ‘luogo antropologico’.

“Con Augé”, ha scritto il Festivalfilosofia di Modena, “se ne va un amico e un maestro che ha dato al Festivalfilosofia e al suo pubblico, come a tanti pubblici sparsi in tutto il mondo, alcuni insegnamenti dai quali non si torna indietro come l’idea che le nostre pratiche culturali siano immerse in sistemi simbolici che è indispensabile studiare con gli strumenti dell’antropologia: una disciplina che Augé, grande specialista del terreno africano, ha praticato anche rivolgendo quel particolare tipo di sguardo alle nostre società, nella convinzione che, per essere intelligibili, i processi culturali implichino che nella loro analisi ci rendiamo ‘stranieri a noi stessi‘. A tutte le persone a lui care va il cordoglio del Consorzio per il Festivalfilosofia, che saprà ricordarlo come merita”.

Un lungo messaggio di omaggio è stato pubblicato anche sul sito dell’Ehess e porta la firma del presidente Romain Huret: “Nella prefazione alla somma editoriale di Jacques Revel e Nathan Wachtel riguardante la nostra istituzione”, si legge, “Marc Augé ci invitava ad evitare qualsiasi ‘corto circuito ideologico’ e a mantenere l’altezza delle esigenze scientifiche della nostra istituzione, in cui ‘nessuna disciplina è inudibile alle altre’ e ‘i modi di intelligibilità si oppongono meno di quanto si completano’. Questa grande ambizione per le scienze sociali, che lui stesso ha saputo incarnare come presidente dal 1985 al 1995, ci aiuta a comprendere la tristezza che provo nel comunicarvi la sua scomparsa”. Huret ha voluto ricordare in breve il percorso accademico di Augé: “Questo ex allievo dell’École normale supérieure, laureato in lettere classiche, è stato professore al liceo Paul Valéry a Parigi, poi distaccato presso l’Ufficio per la ricerca scientifica e tecnica d’oltremare (ORSTOM). Ha sostenuto nel 1973 il suo dottorato di Stato, prima di essere eletto due anni dopo come direttore di studi sulla teoria del potere e dell’ideologia. All’Ehess, ha trovato un luogo particolarmente propizio per l’interdisciplinarietà. Già al suo arrivo, ha tenuto un seminario con Gérard Althabe, Maurice Godelier, Françoise Héritier e Nathan Wachtel sulle logiche sociali e le loro trasformazioni. Infaticabile ricercatore, si è interessato sia alle aree culturali, in particolare alla Costa d’Avorio, che ai “non-luoghi” o alla metropolitana di Parigi”. E conclude: “Nel 1985, è stato eletto presidente dell’École. Con la penna di Frédéric Gaussen, Le Monde scrisse non senza malizia ‘Un antropologo alla guida dell’École!’ per sottolineare un cambiamento di epoca con l’elezione di un rappresentante di un’altra disciplina rispetto alla storia. Il cambiamento fu duraturo poiché Marc Augé rimase dieci anni a capo di questo vero e proprio luogo, che amava molto. ‘In questa Scuola una e plurale’, ha lottato contro ogni forma di ‘consenso’ e ‘atonia del pensiero’. A nome di tutte e tutti voi, porgo le mie più sincere condoglianze ai suoi cari e alla sua famiglia”.

Tra le opere tradotte di Augè figurano: “Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità” (Elèuthera, 1993); “Tra i confini. Città, luoghi, interazioni” (Bruno Mondadori, 2007); “Il mestiere dell’antropologo” (Bollati Boringhieri, 2007); “Il bello della bicicletta” (Bollati Boringhieri, 2009); “Il metrò rivisitato” (Raffaello Cortina Editore, 2009); “Per un’antropologia della mobilità” (Jaca Book, 2010); “Straniero a me stesso” (Bollati Boringhieri, 2011); “Futuro” (Bollati Boringhieri, 2012); “Per strada e fuori rotta” (Bollati Boringhieri 2012); “Le nuove paure” (Bollati Boringhieri, 2013); “Etica civile: orizzonti” (con Laura Boella, Edizioni Messaggero Padova, 2013); “I paradossi dell’amore e della solitudine” (Consorzio Festivalfilosofia 2014); “L’antropologo e il mondo globale” (Raffaello Cortina Editore, 2014); “Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste” (Raffaello Cortina Editore, 2014); “Fiducia in sé, fiducia nell’altro, fiducia nel futuro” (La Compagnia della Stampa, 2014); “La forza delle immagini” (con Umberto Eco e Georges Didi-Huberman, Franco Angeli Editore, 2015); “Le tre parole che cambiarono il mondo” (Raffaello Cortina Editore, 2016); “Un altro mondo è possibile” (Codice Edizioni, 2017); “Sulla gratuità. Per il gusto di farlo!” (Mimesis Edizioni, 2018); “Chi è dunque l’altro?” (Raffaello Cortina Editore, 2019); “Condividere la condizione umana. Un vademecum per il nostro presente” (Mimesis Edizioni, 2019).

*Foto da Wikipedia CC: Marc Augé (juillet 2010). Cl. Jean Jamin, by courtesy.

Articolo Precedente

La mia patente italiana è scaduta, fare il rinnovo dall’estero è surreale: perché dev’essere così?

next
Articolo Successivo

Marc Augé aveva ancora un sacco di cose da dirci: per lui, la vecchiaia non esisteva

next