Per la prima volta l’Italia del fondo è campione del mondo: al Seaside Momochi beach di Fukuoka gli azzurri vincono la 4×1500 con la debuttante Barbara Pozzobon e tre quarti di squadra già campione d’Europa e bronzo mondiale uscente: Ginevra Taddeucci, Domenico Acerenza e Gregorio Paltrinieri. Un oro conquistato tra correnti, meduse, tronchi e onde del mare giapponese. Paltrinieri è arrivato solitario, staccando anche l’ungherese David Bethlem: un successo che celebra ancora una volta il talento del dominatore di tutte le acque (salata, dolce e clorata, cambia ben poco).

Questo è un oro mai vinto dall’Italia che aveva conquistato una medaglia simile per la somma dei tempi individuali a Sharm el Sheikh nel 2002, quando ancora si disputava il mondiale di specialità, con Luca Baldini, Stefano Rubaudo (oggi coordinatore tecnico dello squadrone azzurro) e Viola Valli. Gli azzurri, con l’unica novità Barbara Pozzobon che prende il posto di Gabbrielleschi, hanno messo dietro l’Ungheria, l’Australia e la Germania, campione uscente da cinque edizioni ma rimasta fuori dal podio: in squadra c’era la campionessa Leonie Beck, ma non Florian Wellbrock.

Dopo il tocco da primo, Paltrinieri è salito sul pontone per saltare e abbracciare i compagni di squadra: “Siamo contentissimi, è la prima volta che conquistiamo l’oro ai Mondiali. Abbiamo vinto tutto e tutti nel corso degli anni, ma questa medaglia ci mancava e ci tenevamo moltissimo”. “In gara abbiamo fatto strategia a bomba. Ieri abbiamo studiato gli avversari, i percorsi, i ritmi, i tempi. Siamo stati tutti bravi – ha aggiunto Paltrinieri – le ragazze a mantenere posizione e seguire rotte e scie giuste. Poi Acerenza mi ha dato il cambio giusto. Avevo chiesto a Mimmo di farmi partire primo, in testa, non dietro né all’Ungheria né alla Germania. Ci è riuscito e io ho tenuto botta“. “Sappiamo quanto siamo forti. Dobbiamo provare ad esprimerlo sempre – ha concluso Paltrinieri – malgrado le difficoltà, anche se obiettivamente il progetto fondo sta andando benissimo. Questa medaglia ne è la dimostrazione”.

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