Rischiano di restare senza un’occupazione ben 3mila rider di Uber Eats che per questa ragione hanno indetto domani una giornata di mobilitazione in 10 città italiane. Il gruppo statunitense ha infatti deciso di chiudere la sua attività italiana di consegna di pasti a domicilio senza minimamente preoccuparsi delle ricadute occupazionali, spiegano i sindacati. “Tutti a casa senza prospettive e senza ammortizzatori sociali, visto che erano impiegati come collaboratori autonomi occasionali e partite Iva”, ricorda NIdiL Cgil in una nota. “Il comportamento di Uber Eats è inaccettabile – commenta Roberta Turi, segretaria nazionale NIdiL CGIL – Le piattaforme e le multinazionali non possono considerare il nostro territorio e la nostra forza lavoro ‘usa e getta, senza nessuna responsabilità sociale. La nostra è una battaglia per i diritti di tutti i lavoratori delle piattaforme, contro i bassi salari che non permettono alle persone di vivere, anche se lavorano; affinché non esistano più forme di cottimo legalizzato, ma tutto il tempo di lavoro venga retribuito. Chiediamo più tutele e più sicurezza: i rider non sono lavoratori di serie B.”

Domani i presidi e le manifestazioni a Roma, Milano, Firenze, Torino, Reggio Calabria, Perugia, Napoli, Caserta, Padova, Trieste con orari diversi. Lo scorso aprile la piattaforma era stata condannata per comportamento antisindacale per non aver voluto svelare alla Cgil quali parametri utilizza il suo algoritmo per organizzare il lavoro e decidere a quali rider affidare i diversi incarichi.

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