Dal giorno della marcia del Gruppo Wagner su Mosca, poi bruscamente interrotta su ordine del loro capo, sul cambio di rotta e sul futuro di Yevgeny Prigozhin si sono fatte numerose supposizioni. Si è detto che si era rifugiato in Bielorussia, che si trovava in una casa protetta, poi che era tornato in patria, ma anche che gli uomini di Mosca lo stavano cercando per fargli pagare caro il tradimento nei confronti di Vladimir Putin. Oggi però, stando a quanto riporta l’emittente televisiva Rtvi, la repentina inversione di marcia dei paramilitari dello chef di Putin potrebbe aver trovato la sua spiegazione. Ed è una spiegazione di tipo economico.

Secondo quanto riporta il canale tv, aziende legate a Prigozhin si sono infatti aggiudicate nove commesse governative per 1,06 miliardi di rubli (11,7 milioni di dollari) dal giorno della rivolta, il mese scorso. I contratti sono relativi al catering di diverse istituzioni e sono stati tutti firmati dopo il 24 giugno scorso. A Prodfutservis LLC è andato il contratto più lucroso, di 705 milioni di rubli per fornire i pasti delle scuole pubbliche della cittadina di Mytishchi, a nord di Mosca, per il biennio 2023-2025. Altri appalti sono invece per rifornire i pasti a ospedali, cliniche e campi estivi per bambini.

Una decisione che stride con la narrazione di una rottura totale tra Putin e l’uomo che per anni ha messo i propri contractor al servizio del Cremlino in decine di Paesi del mondo. La versione fornita da Rtvi, se confermata, alimenterebbe una delle tante ipotesi emerse in queste settimane riguardo a ciò che è accaduto nel corso della marcia su Mosca: quella secondo la quale Prigozhin avrebbe accettato di fermare la sua avanzata, che rischiava di compromettere il potere e il supporto popolare nei confronti del presidente, in cambio di importanti vantaggi economici.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Usa, via libera per la prima volta a una pillola anticoncezionale da vendere senza ricetta

next
Articolo Successivo

A Vilnius il piano della Nato per contenere la Cina. ‘No’ di Macron a un ‘ufficio di collegamento’ a Tokyo: “Non è il momento”

next