Dopo il successo di “Il futuro del Web3 e del metaverso” di ottobre 2022, Web3 Alliance ha deciso di replicare con un altro evento, tenutosi la scorsa settimana, mantenendo come fulcro della discussione il rapporto delle imprese italiane con le nuove tecnologie. Nella location dell’NH Collection Hotel di Citylife a Milano, con la solita e sempre ottima conduzione di Pepe Moder, protagonista indiscussa della conferenza ‘Oltre l’AI: Le Imprese e la Sfida del Web 3.0‘ non poteva che essere, per l’appunto, l’intelligenza artificiale in tutte le sue sfumature, tecnologia che tra ChatGPT e Midjourney, giusto per citare al volo i 2 tools più famosi, fa parlare giornalmente di se nel bene e nel male.

Le danze si aprono con la ricerca ‘IA e dintorni: cosa ne pensano gli italiani’, presentata da Alessandro Scalcon, Senior Researcher di SWG, che rivela un panorama misto di accoglienza e apprensione. Circa il 64% degli intervistati si dichiara pronto per le nuove tecnologie, parlando di tutto il panorama web3 nella sua completezza, quindi non solo IA, ma anche realtà virtuale, realtà aumentata, metaverso, NFT e Blockchain. Nonostante l’80% degli italiani conosca l’IA, solo il 29% dichiara di conoscerla in profondità. La percentuale di coloro che vedono positivamente lo sviluppo dell’IA è in calo, mentre le percezioni negative sono in aumento, soprattutto tra i ceti fragili e i meno istruiti. Nonostante ciò, una significativa percentuale è disposta a delegare all’IA una serie di attività quotidiane, dalla gestione della casa al monitoraggio della salute e dell’apprendimento.

Le preoccupazioni principali riguardano la perdita del controllo dei dati personali e le implicazioni etiche, ma anche l’eventuale sostituzione delle risorse umane, tema caldissimo toccato più e più volte durante l’arco della giornata, non solo durante le tavole rotonde dell’evento, ma anche in una chiacchierata in privato con Elena Schiaffino, Vicepresidente W3A. Dopotutto è ancora freschissima la notizia del licenziamento di centinaia di giornalisti dal tabloid tedesco Bild per sostituirli con l’intelligenza artificiale, quindi alcuni timori stanno effettivamente trovando riscontro.

Il fulcro della conversazione è stato proprio la sostituibilità dell’essere umano al netto della crescita di capacità di tools come ChatGPT, facendo venire a galla il fatto che, per il momento, il problema è più legato alla percezione di determinati imprenditori che vedono nell’IA un modo per risparmiare, essendo l’intelligenza artificiale puntuale, sempre presente ed instancabile.

Proprio sulle implicazioni etiche si è focalizzato invece l’intervento di Ivana Bartoletti, Co-Founder of the Women Leading in AI Network, puntando l’attenzione su vecchi e nuovi problemi: il bias cognitivo del riconoscimento facciale sulle persone di colore, ad esempio, ma anche la privacy, tematica più attuale che mai. Non bisogna guardare con paura le intelligenze artificiali, ma ci vuole assolutamente attenzione, controllo e decentralizzazione per creare un mondo 3.0 equo, e sta anche ai governi far sì che accada.

Neanche un’ora dopo aver parlato dei bias cognitivi delle AI, ChatGPT ha “sostituito” Pepe Moder in un esperimento: intervistare Lydia Mendola, Partner Studio Portolano Cavallo con oltre vent’anni di esperienza nell’assistere legalmente clienti nazionali e internazionali in materia di proprietà intellettuale e industriale. Il prompt inserito è stato: “Ciao ChatGPT, ti chiedo di immedesimarti nel ruolo del giornalista che conduce un’intervista a un evento.

L’evento è Web3 Alliance Forum e si intitola ‘Oltre l’AI: le opportunità del web3 per l’impresa’. La persona da intervistare è Lydia Mendola, dello studio legale Portolano Cavallo e il suo intervento verterà sulla proprietà intellettuale dei contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale generativa. Quali sono le 3 domande che le faresti?”
ChatGPT risponde al prompt partendo con “signora Mendola”. Diciamo non un grande inizio in chiave di bias cognitivi, dando l’impressione all’avvocato che una donna sul palco a parlare durante un evento specializzato sul diritto del copy non fosse la totale normalità.

Si è rimasti poi sulla questione etica con l’intervento di Matteo Oriani, Principal Cloud Consultant in Adobe, che ha portato la discussione intorno alle implicazioni dell’Intelligenza Artificiale nel campo dei media sintetici, ovvero i contenuti audiovisivi spesso generati o modificati dall’AI. CAI (Content Authenticity Initiative), un progetto di Adobe in collaborazione con il New York Times e Twitter, nato con l’obiettivo di combattere la misinformazione e garantire la veridicità dei contenuti digitali. Le procedure proposte da CAI coinvolgono un insieme di metadati che forniscono dettagli sulla provenienza delle informazioni visualizzate su un dispositivo digitale. Questi metadati possono contenere dettagli come l’editore delle informazioni, il dispositivo utilizzato per registrare le informazioni, la localizzazione e il momento della registrazione, o eventuali passaggi di modifica che hanno alterato le informazioni.

Poteva mancara l’editoria? Assolutamente no, del resto l’innovazione tecnologica sta trasformando profondamente il mondo del giornalismo. Ne hanno discusso Daniele Manca, vicedirettore del Corriere della Sera, con una riflessione riguardante la presenza crescente di strumenti come il modello di linguaggio GPT e le conseguenti responsabilità dei direttori di testata, Fausto Colombo, Professore di Teoria e Tecniche dei Media all’Università Cattolica ha invece affrontato la questione della possibile manipolazione politica legata all’uso dell’IA nella comunicazione vista la sua capacità di diffondere informazioni a una velocità e su una scala mai viste prima.

Barbara Bontempi, Chief Digital Officer di Piemme, ha portato l’attenzione sulle campagne pubblicitarie e sulla competizione tra le aziende che adottano l’IA e infine, Michela Colamussi, Director di Transition to Digital and Innovation del Gruppo Monrif ha esplorato la percezione dei lettori sull’integrazione di modelli di AI nei giornali con una riflessione sul rapporto tra notizie, veridicità e fact checking, in un contesto in cui i contenuti circolano sempre più rapidamente. Il tutto è stato anticipato dal collegamento in remoto con il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’informazione e all’editoria Alberto Barachini sul come sostenere un mondo dell’informazione in continuo cambiamento.

Le conferenze sono continuate con Alberto Sanna, Direttore del Centro di Ricerca per la Tecnologia Avanzata in Salute e Benessere presso l’Istituto Scientifico San Raffaele che si è concentrato sul ruolo del Web 3.0 nel settore sanitario, con Niccolò Magnani di Triplesense Reply che ha esaminato le nuove frontiere della creatività nella pubblicità online e con Alessio Agricola, Media e Communication Manager di Alpitour che ha condiviso le esperienze di riposizionamento del marchio. Roberto Silva Coronel e Valentina Usellini, rispettivamente CEO e Senior Business Development Manager di Marketing Multimedia (Gruppo MMM), hanno parlato del caso di Ticket.it, che ha adottato Chat GPT nel servizio clienti per contenere i costi, rilevando dei picchi di richieste d’informazioni durante gli orari di chiusura uffici, sottolineando che Chat GPT non sta assolutamento sostituendo le risorse di Ticket, ma gli permette di spostarle su altre lavorazioni.

Si è parlato ovviamente anche di puro marketing, non solo come la già citata case history di Alpitour, ma anche con l’intervento di Francesco Paolo Conticello, Head of Communication & External Relations di Casta Diva Group, che ha raccontato cosa ha spinto il gruppo ad adottare una soluzione basata sull’AI per la realizzazione di una campagna pubblicitaria online aprendo nuovamente il dibattito sulla sostituzione uomo/IA. L’IA offre centinaia di opzioni, ma sta comunque all’uomo scegliere la più adatta al cliente dopo un confronto.

E il metaverso? Sparito?
Lorenzo Cappannari, CEO di AnotheReality, Andrea Gaggioli, Professore ordinario di Psicologia Generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Alessandro De Grandi, CEO & Founder di The Nemesis e Gianluca Perrelli, CEO di Buzzoole, in una tavola rotonda che ormai abbiamo imparato a conoscere, chiudono la giornata di conferenze delineando uno scenario nel quale non solo il metaverso non è morto, ma è solo all’anno zero della sua vita. Cappannari ha esaminato il significato per le aziende e i brand di entrare nel metaverso sottolineando le possibilità di creare opportunità innovative e coinvolgenti per i clienti. Nel campo dell’educazione, Andrea Gaggioli ha discusso le sfide e i vantaggi dell’offerta formativa implementata nel metaverso rispetto ai metodi tradizionali esaminando come abbiano il potenziale per migliorare l’apprendimento, offrendo un ambiente di formazione immersivo e interattivo che può andare oltre i limiti delle metodologie tradizionali.

Alessandro De Grandi ha esplorato le strategie di successo dei metaversi non basati su piattaforme di gioco. De Grandi ha sottolineato l’importanza dell’immersività come uno dei principali fattori differenzianti del metaverso rispetto alle community tradizionali. Inoltre, alla luce degli ultimi lanci di Apple e Meta, De Grandi ha delineato quanto sarà realmente decisivo l’accesso in realtà virtuale per il successo dei metaversi. Infine, il tema degli influencer digitali e il loro rapporto con i consumatori è stato affrontato da Perrelli. sostenendo che le persone tendono a riunirsi nei luoghi dove trovano una maggiore quantità di contenuti. Perrelli si è chiesto quale sarà, nel prossimo futuro, il ruolo degli influencer nel popolare i metaversi. Gli influencer digitali potrebbero diventare figure chiave nel plasmare e guidare le comunità all’interno del metaverso, influenzando così la crescita e l’evoluzione di questo nuovo spazio digitale.

Si conclude così la giornata di full immersion nel web3.0. Difficile paragonarla all’evento precedente al MEET a causa di durate decisamente differenti, ma a livello contenutistico siamo stati su tutt’altro livello e si è toccato davvero ogni punto possibile. Al netto di ogni intervento bisogna guardare all’IA con la giusta cautela: si perderanno posti di lavoro? È innegabile, succederà, è già successo e sta succedendo, ma ne nasceranno di nuovi. Le società e i governi dovranno trovare i giusti modi per bilanciare questi potenziali effetti positivi e negativi tramite la formazione e l’aggiornamento delle competenze dei lavoratori per prepararli a nuovi ruoli nell’economia digitale.

Open AI ha scatenato un nuovo mondo rendendo accessibile a tutti tools che erano davvero per pochi, scatenando un nuovo mondo dal quale difficilmente si tornerà indietro.

Articolo Precedente

Apple rilascia un aggiornamento per proteggere gli iPhone da uno spyware. La Russia accusa gli Usa di averlo creato

next
Articolo Successivo

Street Fighter 6: un nuovo inizio per la leggenda dei picchiaduro

next