Dieci condanne a 2 anni e 2 mesi di reclusione per l’occupazione abusiva del palazzo di via Napoleone III, a Roma, e l’ordine di restituirlo al Demanio. La giustizia presenta il conto a dieci militanti di Casapound, condannati in primo grado dal giudice monocratico di Roma con l’accusa di occupazione abusiva di stabile aggravata. Tra loro ci sono anche i leader Gianluca Iannone, Simone e Davide Di Stefano. È stata anche disposta una provvisionale immediatamente esecutiva di 20mila euro e il risarcimento in sede civile per l’Agenzia del Demanio, proprietaria dello stabile mai sgomberato da quando venne occupato il 27 dicembre 2003.

Nei confronti degli imputati, di cui uno deceduto, il pm Eugenio Albamonte aveva sollecitato una condanna a 2 anni. Nel corso della requisitoria, nell’aprile scorso, il rappresentante dell’accusa aveva detto che si era in presenza di una “occupazione di un immobile di proprietà del Demanio e assegnato al ministero dell’Istruzione che va avanti dal 2003 e che ha il suo fulcro in un movimento politico”. Una occupazione, aggiunse il pubblico ministero, che “non ha le caratteristiche delle finalità abitative” e che “ha causato fino al 2019 un danno significativo all’Erario, stimato in oltre 4,5 milioni di euro dalla Corte dei Conti, oggetto anche di un provvedimento sequestro preventivo non eseguito per ragione di ordine pubblico”.

Sei piani, a due passi dalla stazione Termini, il palazzo è diventato negli anni il quartier generale del movimento di estrema destra, nato sostanzialmente proprio con quella occupazione. Lo stabile è da anni nella lista degli sgomberi della prefettura in programma ma non è mai stato eseguito. Inoltre, dal 2019, è stata rimossa dalla facciata la scritta CasaPound: a volerlo fu l’allora sindaca di Roma Virginia Raggi, ma la sua decisione spinse gli stessi militanti del movimento di estrema destra a rimuoverla per evitare che lo facesse l’amministrazione comunale.

Per il movimento di estrema destra le condanne sono “spropositate” e “confermano ancora una volta la faziosità di una certa magistratura”, scrive in una nota Casapound preannunciando ricorso in appello. Seguono strali contro l’amministrazione comunale e i giudici per il presunto doppiopesismo nei confronti dei centri sociali. Quindi l’annuncio: “Siamo pronti a difendere il palazzo e le famiglie in difficoltà che qui hanno trovato un porto sicuro. Sia chiaro a tutti che non arretriamo di un metro”. Anche per l’ex leader Simone Di Stefano, oggi in Exit, si tratta di una sentenza “spropositata, un accanimento visto che sull’occupazione sventolava il tricolore, e non bandiera rossa”. Quindi definisce la condanna come “politica”.

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