È stato firmato mercoledì sera da FederlegnoArredo, FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil il verbale di accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del legno, sughero, mobile, arredamento e boschivi e forestali, scaduto il 31 dicembre 2022 e per il quale i lavoratori avevano scioperato durante il Salone del mobile. “Data la situazione economica in essere, causata dall’incremento fuori controllo dei costi dei beni di prima necessità e delle materie prime, che sta colpendo pesantemente sia i redditi dei lavoratori e delle famiglie che i bilanci delle aziende, le parti hanno concordato di mettere mano solo ed unicamente agli istituti di natura strettamente economica del contratto”, spiega una nota. Si è concordato quindi di non intervenire sulla parte normativa e di destinare tutte le risorse disponibili al sostegno dei lavoratori e delle loro famiglie, evitando oneri indiretti e di natura organizzativa. Il rinnovo porta ad un incremento delle retribuzioni dal primo luglio di 102,20 euro al livello base e quindi di 136,95 al livello medio. Viene inoltre erogata una somma una tantum uguale per tutti di 300 euro a luglio 2023 e di ulteriori 300 euro a marzo 2024.

Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, “il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore del legno e dell’arredo è un risultato importante, ottenuto grazie allo sciopero generale del 21 aprile, con la manifestazione di Milano e in diverse altre città d’Italia, indetto dopo la rottura delle trattative con le controparti”. Il rinnovo “conferma il meccanismo introdotto nel 2016 per il recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni, che era stato messo in discussione dalle imprese prima della ripresa del confronto e la proclamazione dello sciopero. Segue altri importanti accordi intervenuti in questa fase, compresa la piena applicazione della importante clausola sul recupero salariale contenuta nel contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici“. “I contratti nazionali di lavoro si confermano dunque – conclude il segretario generale della Cgil – lo strumento sui cui è necessario agire in questa fase per garantire aumenti salariali e il recupero del potere di acquisto delle retribuzioni”.

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