C’è anche il caso di una diciannovenne che è l’unica della sua classe a dover sostenere solo l’esame orale perché risiede in uno dei Comuni alluvionati: i suoi genitori hanno presentato esposto ai carabinieri perché la ritengono un’ingiustizia e chiedono che possa fare anche gli scritti. È una delle storie dei circa 7mila studenti dell’Emilia-Romagna che per decisione del ministero affrontano una maturità semplificata per tener conto delle difficoltà legate all’alluvione. Lo stesso vale per la terza media, così come avvenne nel 2012 in seguito all’emergenza sismica.

L’ufficio scolastico dell’Emilia-Romagna e i provveditorati provinciali hanno dato indicazioni, consigliando di iniziare gli esami non prima del 26 giugno, ma ogni commissione ha un margine di autonomia e discrezionalità per decidere quando cominciare. All’Istituto Alberghiero di Cervia (Ravenna), ad esempio, già mercoledì 21 sono partiti i primi colloqui, con cinque studenti che al termine della mattinata avevano già terminato il loro esame di Stato. Tra giovedì e venerdì le interrogazioni partiranno anche in alcune scuole di Forlì. In molti casi il provvedimento del ministro dell’Istruzione e del Merito, che aveva l’obiettivo di semplificare le cose a chi ha avuto a che fare con i danni di allagamenti e frane, ha ottenuto il risultato desiderato, soprattutto nelle zone più colpite. Ma in altre città e piccoli paesi le conseguenze sono state paradossali con prove differenziate all’interno di una stessa classe.

L’obbligo per tutti gli alluvionati di dover svolgere solo l’interrogazione ha suscitato in alcuni casi proteste e malumori. La famiglia di una maturanda, che frequenta l‘Istituto Einaudi di Viserba di Rimini, ha fatto un esposto ai carabinieri per segnalare la situazione della ragazza: Victoria, 19 anni, è l’unica della sua classe, indirizzo grafico pubblicitario, a risiedere nel Comune di San Mauro Pascoli colpito dal maltempo e quindi presente nell’elenco dei territori alluvionati. Con il risultato che deve fare un esame diverso da quello dei compagni. “Una facilitazione che però sembra trasformarsi in un obbligo“, hanno detto i genitori al Corriere di Romagna. Già da lunedì 12 alla studentessa è stato richiesto di compilare un’autocertificazione che attestasse il suo comune di residenza. “Abbiamo chiesto spiegazioni alla preside, ma ci è stato detto che non c’è nulla da fare – continuano i genitori – Allora mercoledì scorso abbiamo presentato un esposto ai carabinieri, con l’unico obiettivo di formalizzare questa richiesta per farle sostenere le prove scritte”.

Come dichiarato a Il Resto del Carlino la studentessa non ha gradito la scelta del ministero: “Io avrei dovuto avere la possibilità di scegliere e avrei voluto fare anche le prove scritte per le quali mi ero preparata tutto l’anno”. Ha poi aggiunto di sentirsi penalizzata “soprattutto per la seconda prova scritta che riguarda il mio indirizzo di grafica pubblicitaria. E’ la mia materia preferita e vederla ridotta a una interrogazione di dieci minuti potrebbe sminuire le mie capacità. Lui (il ministro Giuseppe Valditara) voleva agevolare gli studenti alluvionati, ma penso che abbia fatto il contrario senza volerlo. Però ormai non si può fare più nulla. È troppo tardi, purtroppo”.

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