Ancona, Pordenone, Cesena e Foggia. Tutte messe in fila nei playoff. Il ritorno in cadetteria del Lecco dopo 50 anni di attesa è una delle storie più sorprendenti degli ultimi anni di Serie C. Un esito che nessuno si sarebbe mai atteso, arrivato al termine di un playoff durissimo e di un’annata che aveva visto i blucelesti chiudere al terzo posto nel girone A, quello dominato dalla Feralpisalò. Davanti a squadre molto meglio attrezzate come Padova e Vicenza.

E pensare che il campionato non era cominciato nel migliore dei modi, con appena quattro punti nelle prime quattro partite. Ma è proprio lì che arriva la vera svolta della stagione. È il 18 settembre: via Tacchinardi, dentro Luciano Foschi, una carriera vissuta tra dilettantismo e professionismo e oltre 400 panchine alle spalle. Gli effetti del cambio non tardano ad arrivare. Il tre a zero al Mantova la domenica successiva è solo l’inizio di una rimonta che ha i suoi punti più alti con il successo in casa del Novara e con la vittoria sul Vicenza per tre a zero. Una crescita che non si interrompe nemmeno dopo la cinquina subita a Pordenone.

Foschi ha dato una consapevolezza nuova a una squadra che partiva con l’obiettivo di mantenere tranquillamente la categoria, valorizzando anche alcuni giocatori che si sono rivelati determinanti: il portiere Melgrati, Bianconi, Girelli, Pinzauti e soprattutto Franco Lepore. Ex-operaio classe 1985, Lepore è stato il valore aggiunto dei blucelesti, in particolare durante la finale contro il Foggia. Tre reti tra andata e ritorno per regalarsi una nuova opportunità in Serie B, dopo quelle già avute durante i suoi anni a Monza, Varese e Lecce. Ma la sua non è l’unica storia da raccontare di questo Lecco. C’è anche quella di Christian Maldini, primogenito di Paolo. L’unico a festeggiare della famiglia Maldini in questo 2023, dopo il licenziamento del padre dal Milan e la retrocessione in B del fratellino Daniel con lo Spezia. Ora per lui ci sarà l’occasione di mettersi alla prova in un campionato che gli ha sempre chiuso le porte in faccia.

Foschi in panchina, Lepore in campo e in tribuna? Nel calcio niente si ottiene senza una solida organizzazione societaria. La nuova avventura in Serie B dei blucelesti parte dal Sud, da Canosa di Puglia per essere precisi. È da lì che proviene Paolo Di Nunno, l’imprenditore che nel 2017 decide di investire nel club lecchese. La sua carriera imprenditoriale però prende vita in Brianza. Qui fonda la Elettronica Videogames di Coromano, una società per azioni tra le più importanti nella produzione di apparecchi e schede per le slot machine. La decisione di prendere il Lecco non è però facile. La società è in fallimento e per rilevare le quote di maggioranza occorre passare dagli Uffici Giudiziari. Al suo arrivo promette che la squadra sarebbe tornata a giocare tra i professionisti. Non solo ha mantenuto la sua parola, ma adesso il suo nome viene inserito all’interno di un club ristretto, quello in cui risiede anche Mario Ceppi, il presidentissimo dal 1948 al 1974 che ha dato al Lecco i suoi anni migliori, quelli della Serie A.

Erano gli anni sessanta, i tempi della Grande Inter, del Milan di Cesare Maldini e della Juventus di Omar Sivori. Con Ceppi il Lecco – fondato nel 1912 e privo di acuti calcistici degni di nota – inizia una rivoluzione, un periodo di crescita lenta quanto inarrestabile che si traduce nella Serie B prima e poi nella prima volta in assoluto in massima serie. È la stagione 1959/60, in panchina c’è Angelo Piccioli. L’avventura in Serie A parte il 25 settembre 1960 come peggio non potrebbe: Fiorentina – Lecco 4-0. Per la prima vittoria non si deve però attendere molto. Il 9 ottobre il Lecco ha la meglio sul Padova per 2-1 tra le mura amiche. È l’avvio di una stagione vissuta tra alti e bassi, che si conclude comunque con la salvezza ai danni di Udinese e Bari. Nella stagione successiva però le cose non vanno bene e i blucelesti chiudono al penultimo posto, retrocedendo in Serie B.

Sembra la fine di una bella favola, e invece Mario Ceppi non si dà per vinto. Continua a investire nella squadra e dopo quattro campionati in Serie B ritrova l’aria della massima categoria, ancora con Angelo Piccioli alla guida. È però l’ultima Serie A. Il Lecco 1966-1967 è una formazione che soffre le retrovie dalla prima all’ultima giornata, e la retrocessione arriva inesorabile con l’ultimo posto insieme al Venezia. L’unico acuto è il pari per 1-1 a San Siro contro il Milan.

Conclusi i fasti della Serie A, i blucelesti cominciano un lento declino. Alla fine del campionato Mario Ceppi lascia la presidenza a Giovanni Mambretti, per poi ritornare in sella alla società un anno dopo, per vedere i blucelesti retrocedere addirittura in Serie C. Storia finita? Non proprio. C’è tempo infatti per un ultimo colpo di coda, e questo si verifica nella stagione 1971/72: i blucelesti centrano la promozione in cadetteria la Serie B dopo tre anni. Una nuova impresa che però dura appena dodici mesi e 25 punti in classifica. Il Lecco retrocede ancora, e questa volta ci vorranno ben 50 anni per rialzarsi.

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