Tre giorni di lutto nazionale per la strage di migranti. Li ha proclamati la Grecia dopo la tragedia avvenuta mercoledì al largo del Peloponneso, nella quale hanno perso la vita almeno 79 persone ma si teme che il numero possa essere sette-otto volte superiore perché i sopravvissuti hanno parlato di 750 persone a bordo. L’annuncio è arrivato dall’ufficio del premier greco ad interim, mentre ci sono ancora centinaia di dispersi.

Una scelta, quella di Atene, che richiama alla mente l’approccio assai diverso avuto dal governo Meloni dopo il naufragio a Steccato di Cutro che a marzo provocò 94 morti. In quei giorni montarono le polemiche legate alle assenze delle autorità (solo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella andò subito in Calabria), alla ‘battaglia’ che si innescò sullo spostamento delle salme e alle strutture in cui vennero ospitati i sopravvissuti.

Il governo arrivò a Cutro molti giorni dopo e solo per annunciare il decreto che varava nuove norme legate all’immigrazione, anche in questo caso con coda polemica perché Giorgia Meloni non andò ad omaggiare le bare dei migranti deceduti nel naufragio. Analoghe sono invece le accuse che vengono rivolte alla Guardia costiera. Quella greca è nella bufera perché secondo le ong non sarebbe intervenuta nonostante fosse a conoscenza delle difficoltà del peschereccio stracarico di migranti, partito dalla Libia e diretto in Italia.

La difesa dei guardiacoste ellenici è tutta imperniata sul rifiuto dell’intervento da parte del natante, poi rovesciati inghiottendo nelle acque del Mediterraneo centinaia di persone. La presenza delle autorità greche, nelle ore successive al naufragio, si è sostanziata nel viaggio a Kalamata, dove sono sbarcati i 104 migranti sopravvissuti, della presidente Katerina Sakellaropoulou. Mentre l’ex primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha cancellato un comizio per le elezioni del 25 giugno, previsto a Patrasso.

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