Felice Maniero, il bandito più sanguinario di sempre nel Nordest, è tornato nuovamente in libertà, dopo aver scontato una pena di quattro anni di reclusione per maltrattamenti all’ex compagna. Per lui è ricominciata l’ennesima nuova vita, ma adesso la donna ha paura. Era stata lei a denunciare ciò che accadeva tra le mura domestiche, nel Bresciano, dove “Felicetto”, grande capo della Mala del Brenta, era diventata un incubo, per i suoi scatti d’ira violenti. Accuse che lui aveva negato, per evitare che si riaprissero le porte del carcere, di cui è stato a lungo un ospite.

Le accuse della donna però hanno portato prima all’arresto nel 2019, poi al processo e alla condanna diventata definitiva. Marta Bisello, la sua ex, intervistata da Il Corriere del Veneto, ha dichiarato: “Me lo aspettavo, che presto sarebbe tornato libero. Ovviamente sono preoccupata per me stessa: in tutto questo tempo non ho mai smesso di esserlo. D’ora in avanti sarò costretta a vivere nella paura che possa venire a cercarmi”. La donna dopo aver presentato la denuncia aveva vissuto per un periodo in una struttura protetta per vittime della violenza. Poi ha cambiato luogo di residenza, andando in una regione diversa dal Veneto e dalla Lombardia. Potrebbe non bastare, a meno che Felicetto non abbia capito la lezione. L’avvocato Germana Giacobbe, che l’ha assistita come parte civile, ha dichiarato: “Il percorso di uscita dal tunnel dei maltrattamenti non si conclude con l’arresto del responsabile. Le vittime sono costrette a cambiare vita, ripartendo da zero, per allontanarsi da chi per troppo tempo le ha perseguitate. Ma spesso neppure questo è sufficiente a restituire loro pace e serenità”.

Oggi Maniero ha 68 anni. Fu a capo di un’organizzazione spietata che aveva le sue basi nel Piovese, in provincia di Padova, e controllava traffici di droga e rapine in tutto il Veneto, oltre che il racket del Casinò a Venezia e del gioco d’azzardo. Non esitò a ordinare l’eliminazione dei suoi uomini che lo tradivano e ha collezionato una lunghissima serie di omicidi. Ribattezzato “Faccia d’angelo”, fu protagonista di clamorose evasioni. Scappò dal carcere di massima sicurezza di Fossombrone assieme a un terrorista nel 1987. Venne riarrestato sul proprio yacht (a cui aveva dato il nome della madre) a Capri due anni dopo. Durante il maxiprocesso per mafia e omicidi scappò dal carcere di Padova nel 1994 e venne acciuffato definitivamente dopo circa sei mesi a Torino. Maturò allora un clamoroso pentimento, con le sue confessioni sacrificò il resto della banda, ma lui se la cavò con una condanna a 33 anni, poi ridotta a 20 anni. Il sospetto che durante l’ultima latitanza avesse trattato la sua resa con lo Stato non è mai stato accantonato, anche perché si favoleggiò a lungo su dove fossero finiti gli ingentissimi guadagni di una vita da bandito. In quanto collaboratore di giustizia ha poi avuto una nuova identità ed è riuscito per lungo tempo a non farsi notare. Poi ricomparve come piccolo imprenditore di un’attività che però andò in fallimento. Si trasferì nel Bresciano e lì cominciarono nuovi guai. Anche la sua permanenza in carcere è stata tormentata. Adesso lui è libero, ma la sua ex donna ha paura.

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