Ancora Novak Djokovic. Sempre Novak Djokovic. Il serbo vince per la terza volta in carriera il Roland Garros battendo in finale il norvegese Casper Ruud con il punteggio di 7-6 6-3 7-5. Per il serbo è lo Slam numero 23 in carriera, che si traduce nel sorpasso a Rafael Nadal nella speciale classifica. In totale Nole sale a quota 94 titoli, agganciando al terzo posto Ivan Lendl. Ma non è finita qui. Parigi riconsegna a Djokovic anche il numero 1 del mondo (e la vetta anche nella Race per Torino), sottraendolo a Carlos Alcaraz. Per Ruud invece l’appuntamento con il primo Major è ancora rimandato, dopo le sconfitte del 2022 agli Us Open e ancora al Roland Garros.

Il norvegese aveva iniziato come meglio non si potrebbe, brekkando un Djokovic apparso svuotato nel fisico e stranamente contratto. Il serbo soffre l’esuberanza dello scandinavo, recupera lo svantaggio, rischia di finire nuovamente sotto ma alla fine porta la sfida al tie-break, e qui infine cambia marcia. È un 7 a 1 brutale, che mette in mostra sul Philippe Chatrier la miglior versione di Djokovic. Per Ruud è un colpo tremendo e lascia tracce inevitabili. Inizio del secondo set e subito break di Nole. L’inerzia è cambiata definitivamente. Il 6-3 conclusivo è rapido e senza affanni. Più combattuto invece il terzo set. Ruud prova a reagire, rimane attaccato punto su punto fino al 5-5 ma alla fine passa ancora Djokovic. È l’allungo decisivo, quello che anticipa il diritto in corridoio di Ruud che decreta la parola fine al match.

Per Djokovic lo Slam numero 23 della carriera non si traduce soltanto nel sorpasso su Nadal e nel primo posto solitario nella speciale classifica, ma, forse, significa molto di più. Considerando i problemi fisici dello spagnolo (e i suoi propositi di ritiro nel 2024), appare molto complicato, se non impossibile, immaginare un nuovo aggancio sui Major. Insomma, l’infinità lotta per i record del tennis con Federer e Nadal alla fine se l’è aggiudicata lui, Novak Djokovic, quello che per molti era (ed è ancora) il “terzo incomodo”. È la fine di una rincorsa iniziata esattamente dodici anni fa, nel 2011, e che ora potrebbe continuare sotto altri stimoli. Il serbo infatti ha impattato il record maschile ma non quello che tiene conto anche della componente femminile del tennis. L’australiana Margaret Court ha in bacheca ben 24 titoli e a quota 23 c’è anche Serena Williams. A Djokovic insomma mancano ancora due Slam per diventare il più vincente della storia del gioco. Un riconoscimento che potrebbe arrivare ai prossimi Us Open, insieme a un evento che non si verifica dal 1969, il Grande Slam.

È proprio questo adesso il prossimo obiettivo della stagione di Djokovic, ritentare l’impresa che gli è mancata nel 2021 perdendo la finale a New York contro Daniil Medvedev. Dopo i successi in Australia e in Francia siamo a metà dell’opera. Prossima tappa l’Inghilterra. A Wimbledon – al via tra meno di un mese – vince da quattro edizioni consecutive e nessuno pare al momento essere al suo livello sull’erba, nemmeno Alcaraz, mentre agli Us Open gli avversari saranno molti di più (Tsitsipas, Medvedev, Alcaraz, Sinner, Rune, Fritz, Kyrgios) ma il serbo avrà anche a disposizione la sua superficie preferita e, soprattutto, l’esperienza di due anni fa per gestire stanchezza e pressione nel modo migliore possibile. Insomma, con queste premesse un Grande Slam all’incredibile età di 36 anni non sembra così impossibile.

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