Nonostante i gravissimi precedenti per droga, una condanna a nove anni e un’altra a quattro, la Corte d’appello di Milano per lui deciderà l’obbligo di firma e quello di dimora. Un regalo inaspettato per il 48enne narcos croato Antun Mrdeza che poche settimane dopo diventa latitante. E’ il 27 febbraio 2017. E tale resta oggi dopo che la maxi inchiesta delle procure di Milano, Reggio Calabria, Genova lo ha collocato ai vertici del traffico internazionale di droga anche come fornitore per decine di chili del calabrese Bartolo Bruzzaniti, il re della coca di Milano detto Sonny, in affari con il broker campano Raffaele Imperiale, per anni latitante a Dubai e oggi collaboratore di giustizia. Mrdeza nelle sue chat criptate si fa chiamare John Gotti, come il boss che per anni ha comandato New York. Ricchissimo, Mrdeza poche settimane fa è stato intercettato a Santo Domingo. E però, appena sbarcato in Colombia, Johnny si è dato di nuovo alla fuga. Su di lui recentemente ha messo gli occhi anche un’altra polizia del nord America.

Mrdeza, per quanto risulta al fattoquotidiano.it, è fuggito direttamente dall’aeroporto Jose Maria Cordova di Medellin durante le procedure di espulsione dalla Colombia. Ha chiesto di andare a prendere una bottiglia d’acqua e si è dileguato dal Gate 2. Lo attendevano un furgone Audi e due berline. Fuori dal terminal c’è stata anche una sparatoria. Il furgone sarà poi ritrovato nella regione di Antioquia. Johnny era stato catturato circa dieci giorni fa, dopo essere entrato in Colombia da Punta Cana nella repubblica Dominicana. Subito l’Italia ha presentato domanda di estradizione che però pare non essere andata a buon fine. Da qui la procedura di espulsione avviata dalle autorità colombiane. Il furgone Audi con targa di Medellin risulta entrato in Colombia nel 2021 grazie a una donna che poi sarà coinvolta in uno scontro armato.

Storia da film quella di Mredza-Gotti. Storia anche di una magistratura italiana che in più occasioni ha scelto misure morbide, tali da permettergli di fuggire. Già perché quella di pochi giorni fa non è la prima fuga di Mrdeza considerato il referente milanese della mafia serba grazie ai suoi rapporti con esponenti della ‘ndrangheta e con buona parte della malavita del quartiere di Quarto Oggiaro. In agenda il narcos tiene contatti anche con importanti trafficanti d’armi dell’est Europa. Il suo nome inizia a occupare la testa degli investigatori milanesi già nel 2010. Qui compare negli atti dell’inchiesta del pm di Milano Marcello Musso. Nello stesso anno viene fermato e gli vengono addebitati 8 chili di cocaina. In tasca ha un documento falso e un alias bulgaro. Il suo domicilio è a casa di un noto calabrese. Nel 2011 viene condannato a nove anni. Fine pena dunque nel 2020. Ma già nel 2015 Mrdeza è fuori in semilibertà e viene affidato in prova. Dove? Presso gli uffici giudiziari del tribunale di Milano. Per mesi, Mrdeza cammina lungo i corridoi del palazzo spingendo un carrello pieno di documenti di inchieste delicate. Si occupa anche di fare fotocopie. Insomma non proprio il posto adatto per un narcos. Che nel frattempo, mentre entra ed esce dalle stanze dei pm, continua a trafficare cocaina assieme a un malavitoso di Quarto Oggiaro. Scriverà il giudice nei suoi confronti: “Merdza ha commesso una lunga serie di reati nel corso della sua esistenza a partire dal 1998 (…). E usufruendo dei benefici carcerari utilizzava la possibilità di muoversi per continuare i suoi traffici di cocaina (…). Il tutto mentre approfittava di attività lavorative svolte all’interno del Palazzo di giustizia di Milano cosa che non lo ha dissuaso a mantenere rapporti con narcotrafficanti di livello internazionale”.

L’8 luglio dello stesso anno, la polizia giudiziaria arresta i suoi corrieri. Il giorno dopo, lui, che è ancora semilibero, scappa. E vola in Spagna a Madrid. Uccel di bosco ci resta per un anno. Intanto il 3 febbraio 2016 l’ufficio gip del tribunale di Milano emette nei suoi confronti una nuova ordinanza cautelare. Il 23 viene spiccato un mandato di cattura internazionale. Johnny sarà catturato ed estradato in Italia l’agosto successivo. In carcere però ci sta pochi mesi, perché il 27 ottobre 2016 la Procura generale presso la Corte d’appello sospende l’esecuzione della pena e dispone la scarcerazione. In quel momento Artun Mrdeza ha solo l’obbligo di firma e l’obbligo di dimora in via Mulas a Milano. Passano pochi mesi e il 27 febbraio 2017, la stazione dei carabinieri di Crescenzago comunica che il narcos croato non si è presentato per la firma. John Gotti è scappato di nuovo. E’ la seconda volta. Quella definitiva. Due mesi dopo scatta l’ennesimo mandato di cattura internazionale. Ma a quel punto, Mrdeza è già passato in Slovenia dove alloggia tranquillo in un bel albergo pagato da alcuni trafficanti d’armi. Da qui vola verso Santo Domingo, dove solo giorni fa viene ripreso a bordo di una supercar di lusso. Poco dopo sarà fermato grazie al vecchio mandato di cattura internazionale. Trasferito in Colombia, Mrdeza si darà nuovamente alla fuga, grazie ai suoi contatti e con buona pace della magistratura italiana.

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