Ad Asti c’è una situazione di incompatibilità tra finanza e politica. Un’altra, l’ennesima. Dopo i casi dei sindaci con incarichi ai vertici della Cassa di risparmio di Asti, questa volta la questione riguarda la figura di Giorgio Galvagno, presidente della banca cittadina. L’incompatibilità però non è nata dalla sua passata esperienza di primo cittadino (dal 1985 al 1994 e poi ancora dal 2007 al 2012) o da quella di deputato di Forza Italia nei primi anni Duemila. La causa va ritrovata nell’impegno politico e amministrativo del figlio Marco, capogruppo di Forza Italia nel consiglio comunale astigiano. A denunciare questa possibile violazione delle norme sulle incompatibilità nel settore bancario è il capogruppo comunale e coordinatore provinciale del Movimento 5 Stelle, Massimo Cerruti. Il 27 aprile scorso l’assemblea degli azionisti della Cassa di risparmio ha votato per la riconferma di Giorgio Galvagno alla presidenza del gruppo bancario piemontese, incarico che ricopre dalla primavera 2020. Se tre anni fa tutto era in regola, adesso potrebbe non essere più così perché nel frattempo sono cambiate alcune condizioni. Nel giugno dell’anno scorso, nelle elezioni che hanno visto la conferma del sindaco uscente Maurizio Rasero (Forza Italia, in passato vicepresidente dell’istituto bancario), tra i consiglieri eletti con il partito berlusconiano figurava Marco Galvagno, figlio di Giorgio.

Inoltre alla fine del 2020 è entrata in vigore una legge che norma le incompatibilità. Si tratta del decreto attuativo 169, entrato in vigore il 30 dicembre 2020, con cui il ministero dell’Economia e delle Finanze ha recepito una direttiva europea del 2013 sui requisiti di professionalità e onorabilità nel settore bancario. Nella parte in cui si parla dell’indipendenza dei consiglieri si spiega che “si considera indipendente il consigliere non esecutivo per il quale non ricorra alcuna delle seguenti situazioni” e tra le condizioni si annovera anche la parentela (fino al quarto grado) con una persona che “ricopre o ha ricoperto negli ultimi due anni uno o più” una serie di incarichi tra cui è compreso quello di consigliere comunale. “La rilevanza del conflitto di interessi dipende da eventuali obblighi o poteri specifici derivanti dal ruolo politico che impedirebbero all’esponente di agire nell’interesse dell’ente vigilato”, spiega la Banca centrale europea in una guida su queste norme. La norma doveva essere applicata alla successiva tornata di nomine e quindi quando nel giugno 2022 il figlio è stato eletto, Galvagno era in una situazione di compatibilità, che però è finita con l’assemblea dell’aprile scorso, occasione in cui è stato di nuovo nominato dalla Fondazione CR Asti quale consigliere indipendente e in seguito eletto presidente dagli azionisti. In quell’occasione l’ex politico avrebbe dovuto dichiarare il conflitto di interesse effettivo, potenziale o percepito.

“La situazione è palese”, afferma l’avvocato Alberto Pasta, consulente giuridico dei Cinque stelle astigiani che ha scovato la norma e riscontrato la presunta incompatibilità. Mercoledì 17 maggio il consigliere Cerruti ha inviato tre Pec, una ai componenti del cda, una al presidente del collegio sindacale e una alla Banca d’Italia, per denunciare il conflitto, che potrebbe essere sanato in un unico modo, aggiunge Pasta: “La legge stessa spiega che il ‘difetto dei requisiti’ comporta la decadenza dall’incarico di consigliere indipendente’, quindi Galvagno deve essere dichiarato decaduto”. “Avere il controllo della banca locale significa detenere le più importanti leve per lo sviluppo del territorio che continua come in passato ad essere invece ostaggio delle vecchie logiche politiche accusando un ritardo sempre più incolmabile”, dichiara Cerruti, precisando che “la questione sollevata non è rivolta alla banca, anzi la nostra azione mira proprio a tutelare gli interessi degli azionisti, dei correntisti, dei dipendenti, dei cittadini che vorrebbero avere una banca guidata da persone competenti e realmente indipendenti”.

Ad Asti il problema delle porte girevoli tra politica e banca cittadina è ricorrente. Nel 2015 l’allora sindaco Pd e presidente della provincia Fabrizio Brignolo era anche consigliere d’amministrazione della Cassa di risparmio di Asti. In seguito alle cause giudiziarie intentate dal M5s cittadino, sempre assistito dall’avvocato Pasta, il tribunale civile ha dichiarato decaduto Brignolo dalla guida dalla Provincia di Asti. In seguito, il sindaco ha lasciato il suo incarico all’interno della banca per via di una fidejussione sottoscritta anni prima dal Comune con l’istituto di credito. Il problema delle porte girevoli si è ripresentato nel 2017, quando Maurizio Rasero, politico di Forza Italia e vicepresidente della Cassa di risparmio di Asti, è diventato il nuovo primo cittadino: per alcuni mesi ha voluto mantenere i due incarichi (nonostante l’incompatibilità sancita dal Testo unico degli enti locali), per poi mollare quello nella finanza.

foto di Di Neq00 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=58087434

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Romagna, non è degno di un Paese civile morire per dissesto idrogeologico

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