Dal caso di Crema, in provincia di Cremona, con i valori più elevati riguardo la presenza di Pfas nei campioni analizzati delle acque destinate al consumo umano, fino ai comuni in cui la popolazione sarebbe stata più volte esposta. Per una ragione o per l’altra. Sono diverse le storie messe in evidenza nell’indagine di Greenpeace Italia sulla contaminazione da Pfas che, per esempio, nei comuni di Crespiatica e Corte Palasio, in provincia di Lodi “è frutto di un mancato avviso da parte di SAL, gestore del servizio idrico nella zona” che, come comunicato alla ong, già nel 2016 aveva riscontrato la presenza di PFAS nella rete potabile che serve Corte Palasio. In quegli anni, però, non c’erano limiti di riferimento.

I casi di Crespiatica e Corte Palasio – Nel luglio 2021, però, a chiedere conto della contaminazione è l’Ats Milano Città Metropolitana che segnala ‘punti di prelievo’ positivi a Pfas relativi ad acqua fornita a consumo. “Le analisi svolte – racconta Greenpeace – mostrano valori superiori al limite europeo, imposto dalla direttiva comunitaria 218 del 2020, che saranno confermati anche nelle indagini successive”. A quel punto SAL spiega di voler implementare la filtrazione per ripulire l’acqua. Le analisi effettuate a ottobre 2021 dal gestore, infatti, confermano il rispetto dei parametri. “Ma a maggio 2022, solo pochi mesi dopo – ricostruisce Greenpeace Italia – ATS Milano Città Metropolitana riscrive a SAL avvertendo che anche le nuove analisi indicano la presenza di Pfas in quantità superiori al limite”. Dai documenti risulta che è la stessa ATS a sottolineare che i due campionamenti danno risultati simili e, di conseguenza, che le acque di Crespiatica non sono conformi alla Direttiva europea. SAL riconferma la pulizia immediata dei filtri e prevede un nuovo pozzo. I dati di fine 2022, però, evidenziano una nuova presenza di Pfas nelle acque anche in valori oltre i parametri di riferimento. “In sostanza – scrive Greenpeace – in questi anni la popolazione è stata molte volte esposta ad acqua non considerata sicura per la salute umana”.

Il primato negativo di Crema: valori 10 volte oltre il limite europeo – Tra tutti i dati ottenuti da Greenpeace Italia dagli enti pubblici, i valori più elevati riguardano il comune di Crema dove, a settembre 2021, il gestore della rete potabile Padania Acque ha trovato una concentrazione pari a 1.386 nanogrammi per litro di Pfas, oltre 10 volte il limite europeo stabilito nella Direttiva comunitaria 2020/2184. “La società idrica ha quindi avvertito ATS Milano e, a novembre 2021, spento il pozzo contaminato. In aggiunta – racconta Greenpeace – la procedura di allerta sanitaria è stata recepita dal sindaco, Stefania Bonaldi, che a dicembre 2021 ha emesso un’ordinanza per la costruzione di un nuovo pozzo, a spese di Padania Acque”. Tuttavia, in base ai documenti in possesso di Greenpeace Italia, a distanza di due anni il nuovo pozzo non è ancora attivo.

La contaminazione corre, le norme meno. Il caso di Bormio – Altra storia che emerge dall’indagine è quella di Bormio (Sondrio), dove nel 2021 il gestore idrico Secam riscontra in un pozzo nel comune la presenza di 160 nanogrammi per litro, espressi come somma di Pfas. La Direttiva europea per le acque potabili del 2020 che pone come limite 100 nanogrammi non è ancora entrata in vigore e Secam, quindi, non è tenuta a denunciare il superamento di tale valore alle autorità. “A ottobre 2022 – spiega Greenpeace – la stessa società ripete le analisi, trovando in tre pozzi del comune di Sondrio alte concentrazioni di un Pfas (il cC6O4)”. In un caso specifico, in quantità superiori ai 100 nanogrammi per litro, ben oltre il valore di riferimento. Tuttavia, visto che quel Pfas sarà incluso nel recepimento italiano della Direttiva europea solo cinque mesi dopo questi campionamenti (ossia a inizio 2023), ancora una volta Secam non è obbligata a denunciarne la presenza alle istituzioni. Stando al piano di monitoraggio sui Pfas inviato dal gestore a Greenpeace Italia, i prossimi campionamenti saranno effettuati a fine 2023.

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Scoperte presenze di Pfas nel 20% dell’acqua potabile della Lombardia. Greenpeace: “Le autorità sapevano e non hanno avvisato i cittadini”

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