Non è una emergenza, è una crisi. Le alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna ne sono l’ultima manifestazione. Forlì, Cesena, Ravenna, Rimini, Riccione e ancora Imola e Faenza: i fiumi rompono gli argini e le città finiscono sott’acqua, tra fango e morti: nove quelli accertati in Romagna. “Una situazione drammatica in cui la realtà ha superato le peggiori previsioni” ha detto il presidente della Regione Stefano Bonaccini. Ma non c’è niente di “inatteso”. La crisi climatica in Italia ha già causato da inizio 2023 73 eventi estremi, la maggior parte provocati da piogge intense, alluvioni e siccità. Possono sembrare fenomeni in contraddizione, ma non è così. Alluvione e siccità sono facce della stessa medaglia: “Quando non piove da tanto tempo il terreno diventa duro come pietra – spiega a ilFattoQuotidiano.it Gabriele Nanni, curatore dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente – e con i primi rovesci consistenti si manifestano i danni”.

La mappa – Da quando l’Osservatorio Città Clima ha iniziato a tenere traccia degli incidenti nel 2010, i comuni colpiti sono 831, per un totale di oltre 1600 eventi estremi. Che non sia semplice maltempo lo si capisce guardando la mappa dei danni per pioggia e siccità che si sono verificati dall’inizio dell’anno.

Nello specifico, i danni causati dalla siccità nell’ultimo anno si trovano soprattutto al nord, quelli da pioggia intesa al sud. Tra gli eventi avversi provocati da nubifragi e temporali si contano danni a infrastrutture produttive, al patrimonio artistico, esondazioni di fiumi e vere e proprie alluvioni. Le regioni più danneggiate negli ultimi 5 mesi sono Sicilia e Puglia, superate dopo le recenti alluvioni del 3 maggio e di questi giorni dall’Emilia-Romagna che già contava un incidente in provincia di Rimini dello scorso gennaio. Anche la situazione della Calabria – dove è crollato il viadotto Longobucco a causa della pioggia – è sotto la lente di ingrandimento dell’Osservatorio Città Clima. “Gli eventi estremi che mappiamo in questa regione sono aumentati in modo significativo”, spiega Nanni. Quelli per pioggia intensa restano i più frequenti: “Continuano a crescere, nonostante partano già da un livello molto alto”.

Adattamento e mitigazione – Il trend di crescita degli incidenti sull’onda della crisi climatica è chiaro da oltre 10 anni, ma il cambio di passo è arrivato di recente: “Il 2022 è stato l’anno di svolta per la siccità – ricorda Nanni – noi mappiamo gli eventi che provocano danni e ora si iniziano a vedere gli effetti negativi concreti di un processo iniziato molto tempo fa”. Tradotto in numeri: lo scorso anno la siccità ha causato 29 incidenti, contro i 6 del 2021. Gli allagamenti da piogge intense tra il 2021 e il 2022 sono passati da 88 a 105.

Davanti a una istantanea del genere per l’Osservatorio di Legambiente le parole chiave sono due: adattamento e mitigazione. “Oramai nonostante faremo tutto ciò che è possibile per limitare i danni, alcuni eventi climatici estremi sono inevitabili – ragiona il curatore – per questo bisogna adattarsi. È anche una quesitone di economia, per evitare danni al tessuto produttivo”. D’altra parte, è la geografia dell’Italia a imporre la necessità di ricerca di politiche di impatto sul cambiamento climatico. Con oltre due terzi dei confini del Paese che affacciano sul mare, ricorda Nanni, “non possiamo pensare di adattarci a un mondo che raggiungerà i 2 gradi di aumento della temperatura media: per tutti i territori sulle coste della Penisola sarebbe un problema enorme”.

Chi deve agire – Le specificità dei territori colpiti da eventi climatici avversi richiedono, secondo il curatore dell’Osservatorio di Legambiente, un intervento politico su più livelli: “È importante che oltre al governo centrale intervengano tempestivamente le singole città”, chiarisce. Una vera governance in cui comuni ed esecutivo nazionale riescano a coordinare le risorse, uscendo dalla logica di misure spot. Per Nanni “la questione non è nominare un commissario per la siccità. Per quanto sia positivo avere qualcuno che si prenda a carico il tema, i cambiamenti climatici sono costanti: bisogna uscire dall’ottica di interventi emergenziali”.

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