Il bambino “è irrequieto, può disturbare gli altri durante la cerimonia“: per questo il momento della prima comunione per lui sarebbe avvenuto in un locale a parte e non insieme ai suoi compagni. È quello che è successo a un bambino abruzzese affetto da autismo, che si è visto negare dal parroco della chiesa dell’Assunta a Silvi, in provincia di Teramo, la possibilità di celebrare il sacramento con i suoi compagni: dopo il clamore suscitato dalla vicenda, sono arrivate le scuse della parrocchia e del vescovo.

Il parroco avrebbe deciso di escludere il piccolo dopo le prove che anticipano la cerimonia e i genitori del ragazzino sarebbero stati invitati a modificare l’organizzazione dell’intera giornata: una decisione che ha sollevato non poche polemiche nel paese della costa teramana. “Dopo aver constatato la vivacità e l’insofferenza del ragazzo che ha buttato a terra candele sull’altare e non si riusciva a fermare – ha spiegato il parroco a Il Centro che insieme al Messaggero ha riportato per primo la vicenda – ho riferito ai genitori che era possibile far ricevere la comunione separatamente nella cappellina della chiesa dopo la celebrazione delle 11, ma hanno rifiutato. Non posso mettere a rischio tutta la celebrazione delle comunioni di altri 40 ragazzi”. Parole rispedite al mittente dai genitori del ragazzino, che hanno deciso di spostare la comunione in un’altra chiesa di Silvi, quella del Santissimo Salvatore. Qui, insieme a parenti e amici, a festeggiare il bambino sono arrivate anche insegnanti di sostegno e altre maestre, per manifestare solidarietà e supporto alla famiglia.

“Quel bambino ha subito una gravissima discriminazione – ha dichiarato il presidente dell’associazione Carrozzine Determinate, Claudio Ferrante – I parroci dovrebbero dare l’esempio e accogliere i bambini, soprattutto quelli con disabilità, magari rendendoli partecipi e non isolandoli solo perché il comportamento non è idoneo al luogo, oppure perché il bambino non avrebbe capito l’importanza di tale sacramento”. Sulla vicenda, ha proseguito Ferrante sul Messaggero, “siamo sicuri che interverrà Papa Francesco che ci ha insegnato ad abbattere i muri di incomprensione e a vincere la discriminazione, assicurando l’accoglienza e la piena inclusione”. Il caso si è concluso con le scuse del vescovo di Teramo Lorenzo Leuzzi e del parroco che per “rimediare” si è offerto adesso di portare il piccolo in visita dal Papa per l’appuntamento del 17 giugno in Vaticano.

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