Sansonetti lasci in pace Gramsci“. Il titolo del comunicato dei lavoratori dell’Unità racchiude tutti i paradossi dietro il ritorno in edicola – dopo sette anni di assenza – dello storico giornale del Partito comunista, acquisito dall’imprenditore Alfredo Romeo e affidato alla direzione di Piero Sansonetti, già alla guida del Riformista. Il primo numero uscirà martedì 16 maggio: nell’incontro con la redazione, il neo-direttore – campione del pensiero liberal-garantista – ha scelto di citare Antonio Gramsci, il filosofo e giornalista fondatore del quotidiano, promettendo che “come indicato da Gramsci, L’Unità continuerà a essere dalla parte dei più deboli. E se all’origine era rivolto a contadini e operai, oggi sarà la testata anche di migranti e detenuti. Pur mantenendo sempre netta la propria indipendenza, L’Unità sarà vicina al Pd, principale forza politica della sinistra, e al pensiero di Papa Bergoglio che, attualmente, rappresenta un punto di riferimento ideologico”. Per poi concludere: “Se dovessi definire in pochi termini questa nuova versione de L’Unità, direi che sarà un quotidiano garantista, socialista, cristiano, liberale“. Insomma, tutto il contrario di Gramsci, che era comunista e ateo.

Ma a sottolineare la distanza tra parole e fatti è soprattutto la protesta dei lavoratori del giornale, rimpiazzati in blocco da un piccolo gruppo di fedelissimi di Sansonetti (sei redattori per il cartaceo e pochi altri per l’online, più vari collaboratori esterni). “Questa Unità non ha nulla a che vedere con la testata fondata nel 1924, né con le battaglie del segretario del Pci perché con scientifica, padronale protervia calpesta ogni diritto dei suoi lavoratori: i giornalisti e poligrafici che hanno tenuto in vita il giornale sono stati esclusi, cancellati, perfino vilipesi. Siamo di fronte a un caso mai contemplato nel mondo del lavoro: un’intera redazione sostituita da un’altra“, scrivono. “La testata”, ricordano, “sono anche i lavoratori: un concetto tanto più vero nel caso dell’Unità, per la storia e il ruolo del quotidiano fondato appunto da Antonio Gramsci”. E attaccano: “Si assuma le sue responsabilità Sansonetti. Senza chiamare in causa chi odiava gli indifferenti e che ha lottato con la vita per difendere i diritti dei lavoratori. Quelli che Sansonetti e l’editore Romeo hanno calpestato”.

Il quotidiano costerà 1,50 euro in edicola e avrà appena 12 pagine. Nel primo numero saranno presenti articoli di Luigi Manconi, Marco Revelli, Enrico Casarini e Massimo D’Alema. Mentre mercoledì uscirà un’intervista a Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra francese. Una volta a settimana verrà pubblicata la rubrica “Nessuno tocchi Caino“, a cura di Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti e ogni giorno ci sarà una pagina dedicata all’archivio storico, che partirà con un pezzo firmato a suo tempo da Natalia Ginzburg. L’archivio, che parte dal 1947 e rappresenta un patrimonio culturale di enorme valore, è in fase di riorganizzazione e sarà reso disponibile online quanto prima.

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