“Le riforme costituzionali non rallenteranno l’autonomia differenziata“. E se invece quest’ultima non andasse in porto? “Abbandonerei la politica. Sul serio, non come disse Renzi”. Parola di Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, 67 anni di cui 31 trascorsi in Parlamento, attraverso nove legislature divise tra Senato e Camera. Il leghista ha rilasciato un’intervista a Repubblica in cui parla delle riforme costituzionali alle quali sta lavorando il governo di Giorgia Meloni.

“Non c’è la riforma di Meloni, bensì di tutto il centrodestra. Nel pacchetto riforme c’è sia l’autonomia differenziata che il presidenzialismo o forme simili. Devono entrambe arrivare a conclusione entro la fine della legislatura”, sostiene Calderoli. Che poi nega di essere in competizione con Elisabetta Casellati, ministra delle Riforme. “Stiamo costruendo insieme la parte delle riforme costituzionali. Ma l’autonomia differenziata non è una riforma costituzionale bensì l’attuazione della Costituzione in vigore”.

Eppure, secondo i critici, le due riforme vanno in contrasto: mentre il presidenzialismo accentra i poteri l’autonomia differenziata li devolve alle regioni. “Una rafforza i poteri del governo, non accentra. E l’autonomia rafforza i poteri territoriali che sono delle Regioni”, sostiene il ministro della Lega. Che poi promette: se l’autonomia differenziata “non dovesse andare in porto, abbandonerei la politica. Sul serio, non come disse Renzi”.

Poi Calderoli illustra gli obiettivi della maggioranza sul fronte delle riforme costituzionali. “Nel programma di governo – spiega – c’è l’intesa sull’elezione diretta del presidente della Repubblica. Abbiamo ora fatto una valutazione dei pro e dei contro. A questo punto la riflessione è per modifiche limitate, e il premierato potrebbe essere la strada giusta”. Ma non nella versione del “sindaco d’Italia” tanto cara a Renzi: “Una bestemmia – dice Calderoli -piuttosto penso al modello governatore della Regione. Il capo del governo è eletto direttamente dal popolo, però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere. Il principio del premier eletto deve essere controbilanciato dal ruolo del Parlamento, pertanto occorrerebbe introdurre la fiducia costruttiva, ovvero solo la maggioranza che ha espresso il premier ha la possibilità di trovarne un altro, in casi particolari”. Ma non è che Calderoli, il padre del Porcellum, la legge elettorale poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta, sta pensando anche a una nuova legge elettorale? “Se me lo chiedono, ho in testa come potrebbe essere, ma non ci tengo ad occuparmene. Comunque prima viene la riforma costituzionale”.

L’intervista del leghista a Repubblica fa discutere soprattutto per la promessa di Calderoli di lasciare la politica in caso di stop all’autonomia differenziata. “Oggi il padre del Porcellum dice che se non passa l’autonomia lui è pronto a lasciare la politica. Abbiamo un motivo in più per mobilitarci contro la riforma secessionista della Lega. Speriamo che il ministro Calderoli mantenga la promessa!”, scrive sui social il deputato M5s Filippo Scerra, questore della Camera. Per il senatore del Pd, Dario Parrini, la proposta di Calderoli della “fiducia costruttiva è più o meno lo stesso bizzarro, confuso e contestato meccanismo contenuto nella riforma costituzionale della destra del 2006 fortunatamente demolita dal referendum popolare. Errare è umano, perseverare è diabolico”. “L’unica cosa certa è che vogliono calpestare la nostra Carta costituzionale che noi invece difenderemo con le unghie e con i denti”, dice il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra in commissione Affari costituzionali della Camera, Filiberto Zaratti.

Più conciliante, invece, il commento di Carlo Calenda: “Non siamo contrari all’autonomia differenziata ma ad alcune delle competenze che Calderoli mette nel decreto. Questo è il tema. Non sono preoccupato dell’autonomia tanto per il Sud, io sono preoccupato anche per il Nord, si rischiano feudi barocchi”, dice il leader di Azione a Radio Radicale. Molto più dura, invece, la reazione di Benedetto Della Vedova, che era alleato di Calenda fino a pochi mesi fa: “Sulle riforme costituzionali – dice il deputato di +Europa – la maggioranza Meloni ha poche idee ma ben confuse. Mentre Casellati tace, Calderoli giudica una stupidaggine il sindaco d’Italia e rilancia sul Governatore d’Italia; ma siccome con il meccanismo analogo a quello delle regionali il Parlamento, che dovrebbe approvare la riforma, perderebbe completamente ruolo, Calderoli si inventa un arzigogolo, un contentino: la fiducia costruttiva, cioè un meccanismo per cui ‘a certe condizionì la maggioranza potrebbe sfiduciare il Governatore d’Italia eletto direttamente e sostituirlo con un altro non eletto. Una porcheria istituzionale“.

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