Attacchi da lontano, zero calcoli e i campioni protagonisti: il 2023 del ciclismo è iniziato nel migliore dei modi. Le classiche hanno infiammato la primavera delle due ruote, ora tocca al Giro d’Italia. La Corsa Rosa grande teatro del duello tra Primoz Roglic e Remco Evenepoel. I rivali, però, non mancano e sono pronti ad approfittare di eventuali passi falsi dei due favoriti. L’Italia ha già perso la sua pedina più importante – Giulio Ciccone – e si affida ancora una volta ai veterani. Uno snodo cruciale saranno i 70,6 km a cronometro. Oltre ai sette arrivi in salita, 49 ascese e 51.300 metri di dislivello. Il tutto racchiuso in 21 tappe e 3.489 chilometri che dall’Abruzzo porteranno i corridori a Roma.

Il duello Evenepoel-Roglic
L’antipasto del duello tra Roglic ed Evenepoel è stato servito alla Volta a Catalunya. A marzo, i due favoriti per la maglia rosa hanno fatto le prove generali. Il belga ha dimostrato di poter attaccare su qualsiasi terreno e di poterlo fare anche da lontano. Roglic, però, ha l’esperienza e il talento per arginare la furia del rivale. In Catalogna ci è riuscito, ma il Giro d’Italia è un’altra storia. Tre settimane sono lunghe e hanno dinamiche complesse da gestire. Roglic ha già vinto tre Vuelta a Espana ed è salito sul podio sia al Tour de France che al Giro. Evenepoel ha dimostrato di saper reggere lo sforzo trionfando alla Vuelta 2022. Ma il giovane belga ha brutti ricordi della Corsa Rosa. Nel 2021 si ritirò nella 18esima tappa dopo tre settimane difficili. Quello era il primo Evenepoel, un corridore dal talento smisurato, ma ancora acerbo. Quello attuale è maturato e ha tutte le carte in regola per vestire la maglia rosa a Roma. Le cronometro potrebbero fare la differenza. Lo sloveno è campione olimpico in carica, mentre il belga vanta tre medaglie iridate. Entrambi ne fanno un punto di forza, ma il solco potrebbe essere scavato proprio nelle prove contro il tempo più che in salita.

Gli altri nomi
Tao Geoghegan Hart e Geraint Thomas per palmarès e forza di squadra sono i principali avversari. Il primo è l’unico tra gli iscritti ad aver già alzato il Trofeo senza fine (2020) ed è reduce dal trionfo al Tour of the Alps. Thomas è a fine carriera, ma ha vinto il Tour de France 2018 e sa come gestire un Grande Giro. Occhio a Joao Almeida, che potrebbe approfittare dei tanti chilometri a cronometro. Partono con credenziali anche Aleksander Vlasov, Felix Gall, Jack Haig e Hugh Carthy.
Tra i cacciatori di tappe Mark Cavendish comanda il gruppo dei velocisti che avranno otto frazioni a disposizione. Il britannico dovrà vedersela con Mads Pedersen, Pascal Ackermann, Fernando Gaviria, Michael Matthews, Giacomo Nizzolo e Kaden Groves. Nelle frazioni contro il tempo sarà battaglia tra il campione del mondo Tobias Foss e Filippo Ganna. Tra i possibili vincitori di tappa occhio a Magnus Cort Nielsen, Bauke Mollema, Einer Rubio, Fausto Masnada, Victor Lafay e Diego Ulissi.

Gli italiani
L’Italia ancora una volta si aggrappa ai suoi veterani. Damiano Caruso e Domenico Pozzovivo sono le nostre pedine più importanti per la classifica generale. Caruso ha chiuso secondo il Giro 2021, mentre Pozzovivo è una garanzia in chiave top ten. Ma non bisogna nascondersi. Il Bel Paese è lontano dai fasti del passato, quando dal 1997 al 2007 vincemmo undici edizioni consecutive. I giovani faticano a emergere e l’uomo di punta ha dato forfait. Ciccone dopo un ottimo inizio di stagione, si presentava alla vigilia con una condizione mai vista prima. Ma l’abruzzese è stato fermato dai sintomi derivanti dal Covid contratto post Liegi-Bastogne-Liegi. Le chance di vittoria di tappa invece non mancano. Ganna è l’azzurro con più possibilità, ma anche altri potrebbero dire la loro in fuga o nelle volate.

Le tappe chiave
Molto della 106esima edizione passerà dai 70,6km a cronometro. Il prologo Fossacesia Marina-Ortona di 19,6km prevede una sola asperità di 1,3km al 5% nel finale. La nona frazione ha un percorso interamente piatto che da Savignano sul Rubricone porta a Cesena dopo 35km. È una tappa per cronomen puri, caratterizzata da strade ampie e pochissime curve. Uno snodo cruciale della corsa, così come la 20esima frazione. Una cronoscalata di 18,6km da Tarvisio al Santuario di Monte Lussari. La salita è lunga 7,5km con una pendenza media del 12%, ma, tranne un tratto al 4% e gli ultimi metri in falsopiano, non si scende mai sotto il 15%, toccando punte del 22%.

Per quanto riguarda gli arrivi in salita, nella 13esima frazione, Borgofranco d’Ivrea-Crans Montana di 207km, verrà scalata la Cima Coppi del Giro: il Colle del Gran San Bernardo (2.469 metri), oltre alla Croix de Coeur (15km al 9%) e all’ascesa di Crans Montana (13km al 7,5%). Sarà la terza settimana, però, a essere decisiva. Si parte con il Monte Bondone, nella 16esima tappa, una scalata di 21,4km con pendenza media del 6,7%. La frazione prevede cinque salite, con un dislivello totale di 5000 metri. Questo, però, è solo l’antipasto. Ci sarà l’arrivo a Val di Zoldo, ma la tappa regina è la 19esima: la Longarone-Tre Cime di Lavaredo. Verranno scalati Campolongo, Valparola, Giau, Tre Croci e l’ascesa finale. Un’erta che tocca punte del 18% e negli ultimi tre km ha una pendenza media del 13%.

Il calendario
Il Giro d’Italia scatta sabato 6 maggio per concludersi domenica 28 maggio. La corsa è intervallata da due giorni di riposo: il 15 e il 22 maggio. Le tappe da non perdere sono il 6 maggio, giorno della crono Fossacesia Marina-Ortona. Il 12 maggio ci sarà il primo arrivo in salita a Campo Imperatore sul Gran Sasso. Il 14 maggio la crono Savignano sul Rubicone-Cesena chiuderà la prima settimana. Il 19 maggio la Borgofranco d’Ivrea-Crans Montana sarà il primo vero banco di prova per gli uomini di classifica. Occhio anche al 21 maggio, data dell’arrivo a Bergamo, in una tappa senza un metro di pianura e che precede il secondo giorno di riposo. Il 23 maggio è in programma la Sabbio Chiese-Monte Bondone. Infine, dal 25 al 27 maggio ci sarà il trittico alpino. Si inizia con la Oderzo-Val di Zoldo, per passare alla Longarone-Tre Cime di Lavaredo e finire con la cronoscalata Tarvisio-Monte Lussari. Insomma, una Corsa Rosa in cui il terreno per fare la differenza non manca.

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