Hai il classico sogno nel cassetto e ritieni di poter cambiare la tua vita e il mondo partendo da qualche sperduto garage con una idea rivoluzionaria? Credi di avere la stoffa per essere il prossimo Bill Gates o un novello Steve Jobs? Forse prima di togliere cianfrusaglie e scatoloni dallo scantinato varrebbe la pena di fare un test della personalità. Due studiosi della Columbia University, Usa, hanno infatti appena pubblicato uno studio su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) nel quale individuano quali sono i tratti di personalità di successo di un fondatore di startup. In prima battuta, gli autori, Brandon Freiberg e Sandra C. Matz, hanno cercato di ricostruire la personalità di 10.541 fondatori di startup analizzandone il linguaggio su Twitter nei due anni precedenti alla creazione delle startup stesse.

“Sebbene la valutazione dei tratti di personalità – chiariscono gli studiosi – sia basata tradizionalmente su questionari auto-compilati, recenti ricerche hanno dimostrato che i tratti stessi possano essere ricostruiti con alti livelli di accuratezza, basandosi sulle tracce digitali che le persone lasciano dietro di loro quando interagiscono con la tecnologia”. In seconda battuta, una volta ricostruite le personalità dei fondatori di startup, i ricercatori ne hanno associato i tratti con gli esiti economici delle startup stesse, come il livello di fondi raccolti, il numero di investitori coinvolti nei primi round di raccolta fondi, se alla fine la startup si è quotata o è stata acquisita. Hanno scoperto che l’apertura mentale e la gradevolezza nelle interazioni umane sono positivamente correlate con il successo del finanziamento iniziale ma non correlate con i risultati successivi delle startup. La coscienziosità, la capacità di pianificare, sono anch’esse positivamente correlate con l’investimento iniziale ma invece addirittura controproducenti per l’ottenimento dell’acquisizione della startup o per la sua quotazione in borsa, il che suggerirebbe che una coscienziosità bassa o moderata potrebbe giovare alla monetizzazione finale di un fondatore di startup.

“Nello specifico – chiariscono gli autori – nelle prime fasi della creazione di un’impresa, ovvero prima del primo ciclo di raccolta fondi, alti livelli di coscienziosità potrebbero fornire ai fondatori di startup l’ambizione di puntare a risultati di alto profilo e la capacità per sviluppare un piano aziendale ben congegnato per realizzare il loro obiettivi.” Ma la stessa coscienziosità potrebbe poi diventare uno ostacolo per la monetizzazione della startup da parte dei suoi fondatori. “man mano che la startup matura – aggiungono gli autori – e supera le fasi iniziali, le dinamiche tra fondatori e investitori potrebbero cambiare in diversi modi. Innanzitutto, la stessa ambizione che ha portato fondatori coscienziosi a lottare per la monetizzazione tramite quotazione o vendita della startup all’inizio del loro viaggio, potrebbe in seguito impedire loro di vendere la loro impresa una volta ottenuti i primi successi. Secondo, mentre nelle prime fasi di sviluppo di un piano aziendale e di acquisizione di investitori il fondatore potrebbe aver beneficiato della fiducia degli investitori stessi grazie alle proprie tendenze meticolose, le fasi successive potrebbero favorire fondatori con la flessibilità e la capacità di adattarsi alle nuove sfide e opportunità man mano che la startup matura”. Naturalmente si tratta di correlazioni e un imprenditore di successo è il frutto di molti fattori non solo di personalità. Ma sebbene gli stessi ricercatori riconoscano che il proprio studio soffra di determinati limiti, ritengono che rappresenti un passo significativo nel tracciare una linea di congiunzione tra la personalità degli imprenditori e il loro successo, aprendo la strada a nuovi tipi di analisi sui rischi correlati agli investimenti nelle imprese di questi attori della vita economica.

Gianmarco Pondrano Altavilla

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