Una delle grandi sfide sanitarie del XXI secolo riguarda la ricerca di una cura efficace contro le malattie neurodegenerative più diffuse, come il morbo di Parkinson, patologia in aumento in una popolazione che invecchia. In uno studio appena pubblicato su Science Advances, un gruppo di ricercatori del Centro de Investigacion Biomedica en Red sobre Enfermedades Neurodegenerativas di Madrid è arrivato ad una vera e propria svolta nella lotta contro la malattia di Parkinson e altre condizioni neurodegenerative, poiché apre per la prima volta la barriera emato-encefalica (BBB) utilizzando ultrasuoni focalizzati.

La BBB rappresenta una barriera naturale che impedisce il trasferimento di trattamenti al sistema nervoso centrale. Questo studio, guidato da Javier Blesa e colleghi del HM Hospitales di Madrid, ha dimostrato la capacità di somministrare una terapia genica mirata a una specifica regione del cervello nelle scimmie, aprendo la barriera emato-encefalica (BBB) utilizzando ultrasuoni focalizzati. Attualmente non esiste una cura conosciuta per la malattia di Parkinson, né trattamenti efficaci per rallentarne la progressione. Pertanto, trovare strategie per combattere malattia attraverso come un’efficiente somministrazione intracerebrale dei farmaci rappresenta un potenziale importante sviluppo terapeutico contro le malattie neurodegenerative. Lo sviluppo di terapie è stato limitato dalla difficoltà di consegnare il trattamento attraverso la BBB, uno strato endoteliale naturale che protegge il cervello, ma ostacola anche la consegna di trattamenti al sistema nervoso centrale.

Nonostante la chirurgia sia un’opzione, questa comporta rischi considerevoli per i pazienti. Un’alternativa potenzialmente più sicura è utilizzare ultrasuoni focalizzati per aprire la BBB, consentendo la consegna mirata di terapie attraverso il flusso sanguigno. Anche se diversi studi hanno esplorato l’apertura della BBB con ultrasuoni focalizzati in primati non umani e negli esseri umani, finora la tecnica non è stata utilizzata per consegnare vettori virali, come il virus adeno-associato (AAV). L’apertura della BBB nei primati era stata raggiunta in precedenza. Tuttavia, tradurre i risultati sui roditori della somministrazione sistemica di vettori virali ai primati finora non ha avuto successo. Generalmente, i primati condividono enormi somiglianze anatomiche e fisiologiche con gli esseri umani, ad esempio, l’organizzazione strutturale del cervello, la fisiologia BBB e la risposta immunitaria. Pertanto, utilizzare questi animali per migliorare e adattare la metodologia per un trasferimento genico sicuro sembra essere il miglior modello prima di intraprendere studi clinici sugli esseri umani. Ora, i ricercatori spagnoli hanno dimostrato sui macachi che gli ultrasuoni focalizzati possono aprire temporaneamente la BBB e consentire la consegna di un vettore AAV al ganglio basale, la regione del cervello in cui si manifestano i sintomi del Parkinson.

Questi risultati suggeriscono che i vettori AAV sono promettenti per lo sviluppo di trattamenti non invasivi e potenzialmente di lunga durata per il morbo di Parkinson, affermano i ricercatori. “La terapia genica – ha spiegato Giuseppe Novelli, genetista a Tor Vergata – è una strada oggi molto promettente per il trattamento di patologie gravi del sistema nervoso centrale (SNC). Tuttavia permangono ostacoli che ne limitano il potenziale applicativo. Il sistema nervoso centrale è infatti protetto dalla barriera ematoencefalica e questa barriera impedisce ai geni terapeutici di raggiungere il sito di azione se somministrati al di fuori del sistema nervoso centrale stesso. Questo ha limitato di fatto fino ad oggi lo sviluppo di approcci clinici attuabili con questa tecnica”. Uno dei vantaggi della terapia genica è la consegna del vettore contenente il gene terapeutico nell’area del cervello specifico in modo da evitare somministrazioni successive che sarebbero alquanto pericolose se ripetute in questo organo. “La tecnica sviluppata da questo team internazionale – ha concluso – potrebbe cambiare la storia della terapia genica nelle malattie del cervello perché consente la somministrazione specifica e selettiva, nonché limitatamente ripetibile senza apparenti traumi. Il superamento mininvasivo della BBB rende preciso ed accurato l’intervento genico, è rappresenta un valido approccio per neuro-restaurativo di una vasta gamma di disturbi del sistema nervoso centrale”.

Lo studio

Lella Simone