Novità dal Messico per il mondo dell’archeologia e dello studio delle civiltà precolombiane: fra le rovine Maya di Chichén Itzá, nella penisola dello Yucatán, è stato rinvenuto un disco di calcare scolpito in rilievo, raffigurante due dignitari impegnati nel gioco della palla mesoamericano, o Pok Ta Pok. Intorno ci sono geroglifici, in corso di decifrazione, che potrebbero fornire nuove importanti informazioni su questa cultura.
Il disco, che ha un diametro di 32,5 centimetri e un peso di 40 chili, mostra i due personaggi impegnati nel gioco, uno dei quali porta un copricapo con piume e una fascia con disegno a forma di fiore, probabilmente una ninfea, mentre il copricapo dell’avversario è un turbante a forma di serpente, simbolo ricorrente nelle antiche civiltà precolombiane. Il Pok Ta Pok è stato praticato da diverse culture mesoamericane per oltre 3mila anni. La sua versione più diffusa assomigliava a una pallavolo senza rete, con due squadre, ciascuna confinata in una metà del campo. La palla, fatta di gomma e pesante fino a 4 chili, veniva colpita avanti e indietro con le anche, facendola rimbalzare su due cerchi in pietra su muri laterali, finché una delle due squadre non falliva nel tentativo di ribattuta oppure la palla usciva dai confini del campo.
Sono stati rinvenuti campi da gioco in tutta l’America centrale, le cui dimensioni sono molto diverse a seconda dell’estensione del centro urbano e della funzione delle partite che venivano disputate. In alcuni casi si giocava per semplice divertimento, ma spesso gli incontri erano inseriti all’interno di un più ampio contesto di rituali religiosi, e per questo motivo potevano concludersi con il sacrificio umano dei giocatori sconfitti.
L’Inah, l’Istituto nazionale di antropologia e storia, che amministra il sito per conto dello Stato messicano, ha sottolineato la rilevanza del ritrovamento, visto che “si tratta di un elemento scultoreo risalente al Tardo Classico (650 – 900 d.C.), che conserva il suo testo glifico completo“. La civiltà Maya aveva infatti sviluppato un sistema di scrittura logosillabico, con una combinazione di segni fonici che rappresentano le sillabe e un logogramma per le parole intere. Si tratta del più sofisticato ed evoluto sistema di scrittura sviluppatosi nelle culture precolombiane, la cui comprensione è stata un processo molto lungo. Ancora oggi sono in corso studi volti a comprenderne ulteriormente il contenuto.
Il sito di Chichén Itzá, dichiarato nel 1988 patrimonio dell’umanità dall’Unesco e inserito nel 2007 fra le sette meraviglie del mondo moderno, si estende per oltre 3 chilometri quadrati ed è una straordinaria testimonianza di quello che doveva essere l’assetto delle città Maya. Il suo direttore, Marco Antonio Santos Ramírez, ha evidenziato l’importanza del nuovo reperto che, ha assicurato, “può cambiare la storia del sito, apportando elementi fino ad ora sconosciuti”. Ha poi specificato che i geroglifici sul disco contengono date, nomi o azioni registrate dagli antichi abitanti di questo luogo sacro”.
Santos Ramírez ha infine ricordato che la scoperta è stata fatta grazie all’investimento del Programma per il miglioramento delle zone archeologiche (Promeza), legato al progetto del Treno Maya, opera prioritaria dell’attuale governo messicano.
Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

L’Italia blocca la carne sintetica, ma nel mondo gli studi avanzano. Dagli Usa milioni di dollari per la ricerca

next
Articolo Successivo

Spazio, la sonda Juice inizia l’avventura verso i satelliti di Giove: percorrerà 6,6 miliardi di chilometri. Il video del lancio

next