Sospesa per venti giorni con decurtazione dello stipendio: è quello che è successo a una maestra di Nuoro per aver fatto recitare in classe ai suoi studenti alcune preghiere. La vicenda risale allo scorso anno, durante l’ultimo giorno di scuola prima delle festività natalizie, quando la maestra ha proposto alla classe di realizzare un piccolo rosario a forma di braccialetto durante la sostituzione di un suo collega in una terza elementare. Poi ha recitato insieme ai piccoli studenti un’Ave Maria e il Padre Nostro. Per questo gesto la maestra, che insegna nella scuola primaria di San Vero Milis, in provincia di Oristano, si è vista comminare una sospensione di 20 giorni e la riduzione dello stipendio. Il provvedimento del dirigente scolastico e dell’ufficio scolastico provinciale è arrivato dopo che due genitori si erano lamentati con la scuola.

L’insegnante protagonista della vicenda, Marisa Francescangeli, 58 anni, ha raccontato l’accaduto sulle pagine dell’Unione Sarda e parlando con l’ANSA ha confermato: “C’era stata una riunione con tutti i genitori e ho chiesto scusa. Pensavo fosse finita lì, ma poi due sabati fa, mentre uscivo da scuola mi hanno consegnato a mano la lettera raccomandata e sono rimasta senza parole. Non ha avuto il coraggio di aprirla subito – confessa – sono tornata a casa e l’ho aperta solo alle 22: sono rimasta scioccata”.

La sospensione per 20 giorni, dal 27 marzo al 15 aprile, è seguita ora dall’avvocata della Uil Elisabetta Mameli, che presenterà ricorso. “Non penso di aver fatto nulla di male, oltretutto tutti i bambini seguono le lezioni di religione e si stanno preparando per la prima comunione. Per me è una gioia andare a scuola. Mi mancano i bambini. Credo che questa sia un’ingiustizia: in molti tra colleghi e genitori mi hanno chiamato e mi stanno sostenendo. Adesso penso solo a quando potrò riabbracciare i bimbi”.

“L’azione della maestra è stata inadeguata, la scuola è laica non deve portare gli alunni a professare nessuna religione, quella cattolica, ebraica, musulmana o quale che sia: c’è il rispetto della laicità della scuola e la recita delle preghiere è un’azione non opportuna. Detto questo qualche perplessità sorge sul provvedimento preso”. Così all’Adnkronos Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi Lazio. “L’atto andava contestato, ma trovo eccessiva la sanzione messa in atto – ha aggiunto Costarelli – a mio parere avrebbe dovuto essere più leggera. L’azione non giustifica un provvedimento così importante, non c’è proporzionalità”.

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