Il mondo sanitario e imprenditoriale altoatesino è in subbuglio per la chiusura delle indagini preliminari riguardanti una doppia fornitura di mascherine provenienti dalla Cina acquistata nella prima fase della pandemia. Il 23 marzo 2020 l’Azienda sanitaria (Asl), attraverso il gruppo privato Oberalp, aveva ricevuto con un ponte aereo da Vienna una primo tranche, per un valore di 6 milioni di euro, cifra che era stata saldata dopo una settimana.

La seconda partita aveva un valore di 27 milioni di euro, che erano stati anticipati dalla società intermediaria dell’operazione. Con la notifica dell’avviso che potrebbe preludere a una richiesta di rinvio a giudizio, 8 persone sono state informate degli esiti di un’inchiesta per frode nelle pubbliche forniture, turbata libertà degli incanti e frode in danno alla pubblica amministrazione.

Gli indagati sul versante dell’Asl sono (con diverse ipotesi) il direttore generale Florian Zerzer, il viceresponsabile dell’unità Covid Patrick Franzoni, il direttore amministrativo Enrico Wegher e Peter Auer, l’esperto nominato dall’autorità che si occupava della gara. Per la società Oberalp sono indagati l’amministratore delegato Christoph Engl, il direttore finanziario Manuel Stecher, il responsabile delle vendite Stefan Rainer e Ruth Oberrauch (in qualità di legale rappresentante della società). Presidente di Oberalp è Heinner Oberrauch, che è anche presidente di Assoimprenditori Alto Adige.

Tutto è nato dalla mancanza di certificazione del materiale, di cui sia l’Asl che l’azienda sarebbero stati a conoscenza prima della consegna. Non solo non lo avevano segnalato, ma non avevano neppure rivelato il risultato negativo degli accertamenti svolti dal governo austriaco. L’Inail aveva vietato l’immissione in commercio dei dispositivi di protezione individuale, intanto la procedura nell’azienda sanitaria andava avanti.

A saldare i 6 milioni della prima fornitura era stato Wegher, che secondo l’accusa il 24 marzo aveva ricevuto “segnalazioni relative alla mancanza di documentazione tecnica” ed era stato informato delle carenze qualitative riscontrate dal laboratorio viennese che aveva testato il prodotto. Il pagamento per la seconda fornitura era stato anticipato da Engl, l’amministratore delegato di Oberalp.

Non essendo però andata a buon fine l’operazione, ci sarebbero stati alcuni tentativi di indennizzo della società. Ad esempio con una richiesta dell’Asl di una fornitura per milioni di mascherine e camici protettivi. Nel luglio 2020 c’era stata una richiesta da parte della Protezione civile altoatesina, per contro della Provincia autonoma, al commissario straordinario, Domenico Arcuri, di autorizzare l’acquisto di 750.000 tute.

Secondo la Procura, a settembre era stato pubblicato un bando di gara per l’acquisto (valore 71 milioni di euro in un arco temporale di un anno) di “quantitativi di materiale in eccesso rispetto al reale fabbisogno, come è dimostrato dal fatto che, a distanza di mesi, soltanto il 20% del materiale è stato realmente acquistato presso le ditte che si erano aggiudicate l’appalto”. La candidatura di Oberalp era però stata esclusa per mancanza di certificazione. Ne era seguita una fase piuttosto intricata, con tentativi di far riammettere il gruppo industriale o prolungare l’iter in attesa che la società ottenesse la certificazione richiesta.

“Con un quadro indiziario tanto circostanziato, riteniamo che per i responsabili dell’Azienda sanitaria coinvolti le dimissioni siano una scelta obbligata”, hanno dichiarato i consiglieri provinciali del Team K. Secondo il pm Igor Secco, i vertici dell’Asl sapevano fin dai primi giorni che i dispositivi di protezione acquistati in Cina erano inadeguati e non garantivano la sicurezza di chi li indossava, ma hanno deciso di nascondere la verità. Una condotta che nel corso di una pandemia è evidentemente molto pericolosa e con tutta la comprensione per il momento di panico dovuto all’emergenza”. Un affondo finale velenoso: “Quello che in tutta franchezza stupisce è che i vertici politici riescano ad uscirne indenni. Possibile che il vertice dell’Asl compia scelte che comportano l’esborso di decine di milioni di euro all’insaputa della stessa giunta che lo ha nominato? Riteniamo sia lecito dubitarne. All’estero ci sono state dimissioni degli assessori politicamente responsabili per molto meno”.

“Il materiale importato dalla Cina era l’unico disponibile sul mercato, all’epoca. – ha dichiarato l’avvocato Gerhard Brandstätteral, intervistato dal Corriere dell’Alto Adige – C’era la ressa: tutto il mondo comprava lì, e pagava in contanti. Confermo l’assoluta buona fede dei miei assistiti e il grave danno che ha subito il gruppo Oberalp, sia economico che di reputazione”.

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