Armiamoci e partite. Sono tanti gli obiettivi delle parole del leader M5s Giuseppe Conte, che ieri si è molto lamentato dell’atteggiamento dei partiti dopo la mancata approvazione della mozione del Movimento 5 Stelle, che vietava a parlamentari ed esponenti del governo di essere retribuiti da uno Stato straniero. Chiaro il riferimento a Matteo Renzi, conferenziere in giro per il mondo pagato da Bin Salman. Una vicenda – quella dell’ex Rottamatore – che all’inizio aveva creato molto imbarazzo nelle stanze della politica, tanto che molti leader avevano chiesto un provvedimento ad hoc per sanare una volta per tutte la situazione. Una volta arrivata la legge, però, chi si diceva pronto a votarla ha fatto marcia indietro. Giuseppe Conte non ha mancato di farlo notare. “Dopo i gravissimi casi di corruzione collegati al Qatargate oggi in una nostra mozione alla Camera abbiamo proposto un impegno semplice e sacrosanto – ha detto ieri il leader del Movimento 5 Stelle in un post sul suo profilo Facebook – Chi è parlamentare italiano o membro del Governo non deve essere retribuito o prendere soldi da uno Stato straniero. Stupisce che, fatta eccezione per il gruppo Avs, tutti gli altri partiti abbiano scelto di votare contro o di astenersi” è l’accusa dell’ex presidente del Consiglio. Che poi ha fatto riferimenti molto precisi, anche senza fare i nomi degli obiettivi delle sue accuse: “Compreso chi si era detto pronto a votarla anche subito e chi si professa patriota. In politica non contano le parole e le dichiarazioni di intenti, ma le scelte e i fatti”. A chi si riferiva Conte con le sue parole? Sottolineando che il Pd si è astenuto sulla mozione M5s (pur votando una molto simile di Verdi-Sinistra), non è difficile pensare che l’ex premier si riferisse a Carlo Calenda quando ha parlato di “chi si era detto pronto” a sottoscrivere un provvedimento del genere. Nei giorni della polemica sulle conferenze ben pagate di Matteo Renzi, infatti, l’ex ministro Calenda si era detto contrario a quel tipo di attività, chiedendo una legge e assicurando che l’avrebbe votata. Promessa non mantenuta. Stesso identico ragionamento per i parlamentari di Fratelli d’Italia, quelli che nel messaggio di Giuseppe Conte sono riconoscibili nell’emblematico “chi si professa patriota”.

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