No al salario minimo, ma si all’estensione della contrattazione collettiva. È l’idea di Giorgia Meloni che dal palco del Congresso della Cgil a Rimini ha ribadito la sua contrarietà alla misura voluta invece da Pd e Movimento 5 stelle. Ricordando il “segnale” che il suo Governo ha voluto dare in questo senso, destinando “300 milioni di euro per un più significativo stipendio per i lavoratori della scuola”, senza contare l’intenzione di “innalzare le pensioni più basse e di tagliare di 2 punti percentuali il cuneo fiscale che il governo precedente aveva immaginato finisse quest’anno”, Meloni ha sottolineato: “Vogliamo retribuzioni adeguate ma voglio ribadire che per raggiungere questo obiettivo il salario minimo legale non è la strada più efficace perché”. “Io temo il rischio che la fissazione per legge di questo non diventi una tutela aggiuntiva – ha spiegato – ma una tutela sostitutiva, facendo un favore alle grandi concentrazioni economiche. La strada più efficace, a mio avviso, invece è estendere i contratti collettivi ai settori non coperti, allargando così la platea dei tutelati, combatterei contratti pirata e intervenire per ridurre il carico fiscale sul lavoro”.

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