C’è Nic (Hamilton), che ha corso sui kart e gareggiato nel campionato turismo britannico di automobilismo nonostante la paralisi cerebrale. Gaten (Matarazzo), diventato una star di Stranger Things dopo che i creatori della serie hanno ripensato il personaggio di Dustin per renderlo come lui: un ragazzino con la displasia cleidocranica. E Ambra (Sabatini), oro nei cento metri alle Paralimpiadi di Tokyo, che ai bambini racconta di avere la gamba di un robot: “Passeggiavo per strada e l’ho incontrato. Siccome a lui piacevano molto le mie gambe e a me le sue, ce ne siamo scambiata una”. Mentre Aaron (Fotheringham) i Giochi li sogna: il suo obiettivo è far diventare lo sport che ha inventato, il sorprendente motocross in sedia a rotelle, una disciplina del programma a cinque cerchi. Sono alcuni dei 16 protagonisti di Senza limiti (DeAgostini) di Giacomo Fasola, che accompagna bambini e ragazzi a conoscere le storie di chi ha trovato il proprio posto nel mondo superando ostacoli – una disabilità in alcuni casi gravissima – all’apparenza proibitivi.

Ogni debolezza può trasformarsi in un punto di forza, è il messaggio dietro queste “fiabe della buonanotte” che propongono tanti role model alternativi. Ogni traguardo è raggiungibile se non si getta la spugna e si investe sulle proprie passioni, credendo in se stessi. Semplice? Per niente. E i momenti di difficoltà e tristezza ci sono tutti, pur se con il linguaggio giusto per spiegarli ai piccoli: Alex Zanardi, per cui non servono presentazioni, piange di dolore quando inizia a camminare con le protesi. “E la sera, poi, quando esce dalla palestra e vede qualcuno che fa jogging, arriva un’altra pugnalata al cuore: adorava correre nella nebbiolina invernale e ora sa che non potrà farlo mai più”. Ma non molla, continua a provarci (perché “La felicità è mettersi al lavoro all’inizio di un percorso”).

In alcune biografie il dolore spesso rimane – sullo sfondo – anche quando alla disperazione seguono l’adattamento e la scoperta che l’ostacolo incontrato può diventare trampolino per realizzare un progetto. Magari diverso da quello iniziale, come nel caso di Ludwig van Beethoven che dopo essere diventato sordo abbandona la brillante carriera di pianista ma riesce a “rinascere” compositore. Con la Sinfonia n. 9 torna al successo, clamoroso, ma la sua vita è solitaria e infelice. “Proprio questa sofferenza produsse le sue sinfonie migliori”.

Ma il filo rosso del libro è l’accettazione, che – insieme a un sogno da inseguire – permette di arrivare fino al proprio limite e magari anche spostarlo un po’ più in là. Come l’astrofisico Stephen Hawking, che ha continuato i suoi studi e l’attività di divulgazione sui buchi neri e l’origine dell’universo nonostante la malattia degenerativa che l’ha costretto alla sedia a rotelle e a comunicare attraverso un sintetizzatore vocale. O Sammy Basso, nato con la progeria che dà ai bambini caratteri somatici e problemi tipici della vecchiaia, “non ha mai desiderato essere diverso da com’è”. E a 19 anni, già molto provato dalla malattia, è riuscito ad attraversare gli Usa lungo la Route 66 per poi tornare in Italia e prendere due lauree. Anche Frida Bollani Magoni, pianista e cantante figlia d’arte, ipovedente, “non ha mai considerato la sua condizione un problema: semplicemente, non potendo vedere le cose che la circondano, ha imparato ad ascoltarle”. Sviluppando – anche se quel dono ha una base innata – l’orecchio assoluto, cioè la capacità di distinguere la frequenza dei suoni “a orecchio”, appunto.

Per non farsi fermare dalla disabilità occorre però anche avere le stesse opportunità, gli stessi diritti. O lottare per conquistarli. Lo ha fatto Paul Steven Miller, classe 1961, affetto da acondroplasia: una condizione genetica che fa crescere troppo poco le ossa di braccia e gambe, causando il nanismo. Laureato in legge ad Harvard, assunto in uno studio legale negli anni in cui il politicamente corretto e le leggi anti discriminazione erano di là da venire, ha guidato per un decennio la Commissione statunitense per le pari opportunità sul lavoro e nel 2009 Barack Obama l’ha voluto come consigliere. Quando è morto di tumore, nel 2010, l’ex presidente l’ha ricordato dicendo che “ha dedicato la sua esistenza a un mondo più giusto e più equo, a una società in cui chiunque sia libero di cercare la felicità”. Il sogno americano per tutti. Senza limiti, appunto.

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